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Fran. Chiamami. Litiga con me.

Perché lo so, è tutto uno scherzo. Io e te ci sposeremo tra diec’anni, quando non avrò più amori da cercare, e tu avrai smesso di far la corsa alla carriera. E litigheremo tutta la vecchiaia, come abbiamo sempre fatto. E mi rinfaccerai sempre ogni cosa. E mi intossicherai con le tue cazzo di sigarette. E criticherai la mia musica nell’autoradio. E mi aspetterai in qualche improbabile posto, per fare un riassunto delle nostre vite in un quarto d’ora, perchè io non avevo mai tempo.

E perchè l’ultima volta che ti ho visto non doveva essere l’ultima. Per quella giacca troppo grande, per quell’amore che son sei anni che ci domandiamo perchè non va in porto. Perchè tu dici sempre "ho solo questo". Per un sacco, un sacco di cazzate.

Alza quel cazzo di telefono, e lamentati che ti tratto male. Dobbiamo chiarire, devo darti dello psicopatico per un sacco di tempo ancora. Non posso passare tutta la vita a ricordare le ultime cose che mi hai detto. Perchè odio i ricordi testamento della gente.

Un bacio alla stazione, mi hai promesso un cazzo di spritz, e io non avevo mai tempo. Guarda che festeggiamo il tuo compleanno appena mi libero, era mercoledì scorso. Non si ha un infarto a 33 anni, non esiste. Non si lascia un’amica come me senza darmi diritto di replica.  Non si muore così, Fran.

15 pensieri riguardo “f.

  1. Milano? Già. Mi organizzo. Perchè attualmente non posso muover ciglio senza il benestare di avvocati, carabinieri, ex mariti sclerati…

    Mi farà bene, ne sono certa.

  2. Il day after è una doccia fredda. Mi chiedo se ho pianto abbastanza. Mi chiedo com’è che son così cinica da continuare a lavorare, insegnare, vivere normalmente. Mi chiedo perchè non so se mandare un mazzo di fiori mio, o se mi scontro con morose che non conoscevo. Mi chiedo quando mi renderò conto che Fran non c’è.

    Ho l’immagine così vivida davanti agli occhi, di lui che arriva dondolando con la borsa, e la cicca eterna nell’altra mano. I suoi splendidi occhioni verdi, la sua voce pacata e la sua risata, quando mi prendeva in giro, come fossi l’unica boccata d’aria della sua vita.

    Noi, che di noi non parlavamo mai. Io, che non ho mai capito cos’ero. Lui, che se ne va senza salutare.

    Ho paura di dimenticarlo domani. Di scordarmi il suo nome, il suo viso, la sua voce.

    Ho paura di un funerale. Di esser seduta lì, tra chi ha avuto la possibilità di vivere, lavorare, stare con lui, più degli scampoli di tempo che ho avuto io in sei anni. E sentirmi nessuno.

    Nascondermi, con tutta la mia insicurezza, e scoprire di averla. A vagoni. Altro che fla….altro che fla..

  3. Hai pianto abbastanza Flautina …

    Non conoscevo il tuo amico … ma chissà perché, sono convinta che se ti vedesse ora … ti prenderebbe in giro …

    Hai pianto abbastanza Flautina … ora devi ricominciare a sorridere …

    Nadia

  4. “Non sono un fantasma, non sono fatta della stoffa che potrebbe coprire la tua nudità, ma solo degli scampoli di ogni stoffa, e nei tuoi sensi e nel tuo spirito voglio far brillare qualcosa, come le vene aurifere nella terra, e voglio illuminarti dal di dentro, quando il nero incendio, la tua natura mortale, irrompe in te.

    Non so che cosa vuoi da me. Non sono fatta per il canto di cui potresti rivestirti per vincere una battaglia. Dagli altari mi tiro indietro. Tutti i tuoi affari mi lasciano fredda. Solo tu no.

    Tu sei il mio uno e il mio tutto. Come vorrei poter essere tutto ai tuoi occhi! Vorrei seguirti, quando sarai morto, voltarmi nella tua direzione, anche se dovessi diventare di pietra, vorrei cominciare a risuonare e muovere alle lacrime le belve e far fiorire la pietra, estrarre il profumo da ogni fibra.”

    (Ingeborg Bachmann)

    Lascio altre parole, non le mie, che sono inadeguate.

    Daniele

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