Lauretta
Per i musicisti insegnare è sempre out. Lo si fa, più o meno tutti, ma non se ne parla. Come se, in fondo, ci si vergognasse di non riuscire a campare solo facendo concerti. Eh, forse si, ci vergognamo.
A meno che non si sia nel ghetto delle propedeutiche, loro si che son unite, insegnano ai bimbi nelle scuole, fanno i corsi Horff, Yamaha e Zen, discutono e condividono. Noi di "strumento principale" invece, ci troviamo per sentirci fighi, a suonare di qua o di la.
Però, ogni tanto, confidarmi mi farebbe bene.
Io li adoro i miei allievi. Odio i bambini, gli adolescenti e pure gli adulti con velleità musicali, però do l’anima per loro. Non mi si devono toccare i miei, che li sbrano tutti.
Lauretta son cinque anni che studia con me, ha iniziato che aveva sette anni. Un carattere simpaticissimo quanto inlavorabile (ultimamente mi mancano gli aggettivi e me li conio da me, si nota tanto?). A lezione impazzivo, pur di farla andar avanti, era una continua guerra tra il suo darmi il minimo e il mio pretendere il suo massimo. Da un paio d’anni è entrata nella "banda grande", assieme alla Fede, portandosi dietro anche Sara quest’anno. Ormai è musicalmente indipendente, segue e si arrangia, si lavora per smussare, per maturare il suono, la tecnica, e la musicalità stessa. Ma la scuola, i rientri, uno stress personale e probabilmente un suo periodo di cambiamenti, la stanno demolendo. Non c’è con la testa, col fisico, anche se l’impegno cerca di metterlo, in questo flauto che sembra davvero amare.
Giovedì scorso mi son seduta davanti a lei, per dirle che non se ne viene fuori, e cercare con lei una via d’uscita. Una bambina che io adoro, con quel guizzo di genialità che le potrebbe rendere tutto più semplice.
Abbiamo deciso insieme di sospendere un po’. Sua mamma ha accettato senza mettersi in mezzo, giudicando Laura adulta per scegliere cos’è meglio, e dando a me l’ennesima prova di stima incondizionata. So che Laura riprenderà, come sempre ho la palla di vetro (forse ereditata da generazioni di maestri di musica nel mio albero genealogico) e riesco a prevedere quando sgridare, quando incitare, quando lasciar passare, e quando si perde tutto se non si molla. Bella presuntuosa sono…eheh..
Ma "mollare" (anche se solo per un mese) Laura, è l’ouverture dell’opera. L’anno prossimo devo mollare io. Come tutte le cose che s’hanno da finire quando si cambia vita.
Per mille motivi, in primis la mia salute (che non tiro un ciocco per miracolo, quest’anno) e in seconda istanza, il mio sperato trasferimento. Facendo due calcoli veloci, insegno da 15 anni, un bel cambiamento. Certo, probabile che terrò la scuola di canto di là, ma non è la stessa cosa.
Non l’ho ancora detto alle mie flautine. Attendo la certezza, e il trovare un mio sostituto. Con la paura che tutto il mio castello venga buttato all’aria da qualcuno che, indubbio, non insegna come me. Io, la maestra pazza. Che però li fa suonare, e continuare, e divertirsi, entrando ed uscendo dalle loro vite con la discrezione di un tornado, ma lasciando dietro di me qualcosa di costruito, di maturato, di fiorito,…..almeno mi pare.
Penso che anche oggi, nella routine di scale, consigli, sgridate, studi suonati a memoria, ennesime spiegazioni su come e cosa, ….oltre alle mie assurde metafore per spiegare qualcosa…….beh, me le godrò a fondo, ‘che son le ultime volte.
Boh. Volevo dirlo, tutto qua.
7 pensieri riguardo “Lauretta”
flautaaaaaaaaaaaa… mi vuoi come allievo? mi puoi chiamare lauretto se ti va…
un bacionissimo.
Hai fatto bene a dircelo!! 🙂
una sottile (non tanto) vena di malinconia e impotenza… cosa si faceva con la pazienza e il burro? Hai tanta carne al fuoco, da qualche parte devi mollare è giocoforza.
@anoni, sono tremenda come insegnante, credimi. Scuola austriaca. Non ti conviene.
@grazie capitana.
Ieri mi hanno sgridata perchè mi son chiusa a riccio. Un mio amico mi ha detto “cazzo, ma per sapere come stai devo leggere il tuo blog? Non puoi dirmelo quando ci vediamo, invece che far la deficiente?” …okay, scusa. Sarà che qui posso dar sfogo ai miei pensieri, mentre nel resto del giorno tiro avanti, sorridente, alla baraonda che ho intorno. Eppoi, la parte della deficiente mi viene bene, rallegro la compagnia. O no?…
Che bello questo post.
Ho un’esperienza moooooooolto ridotta in materia, ma lo capisco bene. Sono stato studente indisciplinato e a tempo perso di pianoforte per oltre tre lustri. Intorno alla fine del secondo lustro, ho fatto un po’ di insegnamento a qualche ragazzo del quartiere. Trasmettevo la passione di scoprire le cose come le ho scoperte io, a cazzo, mentre mi dannavo sullo strumento suonando tutto meno che i miei esercizi. Trasmettevo il senso dell’armonia, la freschezza. Fu un’esperienza splendida che mi diede tantissimo. Tra laurea e lavoro la cosa si è smorzata. A ripensarci mi manca.
Ora come ora faccio un buon numero di serate, tra professionisti e bravi appassionati. Non ci mangerei neanche un pasto al giorno, ma per un non professionista è già tanto. E non invidio (più) chi ci deve campare. L’insegnamento invece sarebbe bello riprenderlo.
Comunque hai ragione: se dedichi all’insegnamento 10 ore al giorno e ogni tanto vai in concerto, sul tuo curriculum quelle 10 ore al giorno saranno in ultima riga, appena appena accennate.
Non ce le metti nemmeno, le due righe di insegnamento nel curriculum.
E ti dirò di più. Se fai i concorsi del menga, a Pantelleria tipo, hai più rispetto dai quattro pirla che organizzano concerti che con un curriculum denso di esperienze concertistiche importanti.
Amen. Farò la “flauta poliedrica” tutta la vita. Con vanto.