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Scende dalla macchina, un’ondata di gelo mattiniero la investe, stordisce.
Mamma le alluga venti euro, metti che ti serva qualcosa. Mamma che ha gli occhi rossi, il trucco di ieri ancora addosso, la matita nera sbavata, i capelli che implorano cure,e un vecchio pile addosso che la trasforma in qualcosa di insignificante. E lei sente pena.
Ieri sera papà è arrivato tardi a danza. Solo dieci minuti di punte, ma fanno male. Un dolore che sopporti finchè non ti si atrofizzano le gambe, e le muovi come fossi un automa. Tutta un tirare, dalle mollette sui capelli, al body troppo piccolo, a quelle dannnate punte. Le gira la testa.
Papà sarebbe un buon ascolto, ma papà è lontano con la testa. La passa a prendere, ma appena lei inizia a raccontare, lui alza il volume della radio. Ce l’ha con lei, ce l’ha col mondo. Papà sta con un’altra.
Non lo sa se dirglielo a mamma. Sono il mondo dei grandi, nonostante i suoi 17 anni vedano tutto. Il dolore freddo, le curve della statale, casa non arriva mai. Papà manda un messaggio. Giulia sente la rabbia salirle in testa, si volta, guarda fuori. La nebbia s’appiccica sul vetro, il riflesso del nulla a svelare il suo imbarazzo.
Poi lui, lui si ricorda d’un tratto d’essere li con lei: e inizia, inizia la solfa su Marco. Marco che è troppo vecchio, Marco che la abbraccia in pubblico, e lei chi si crede di essere, già donna forse?.. E Giulia scoppia.
Papà perchè non parliamo di te. Papà che non ci sei mai, papà che mamma piange ogni sera che non vieni, papà che ti ho visto che fai lo scemo con le altre, papà che non pensi a noi e non ci rispetti, papà sei un bastardo.
Le parole sono ancora nell’aria dell’abitacolo, un semaforo rosso lascia il tempo per uno schiaffo. Forte, bollente, dilania l’orgoglio, la fiducia. Lui che la chiamava Giulietta. Lui che con uno schiaffo, si dichiara colpevole.
Rinchiusa in camera, l’ipod nelle orecchie, odia il mondo. E quella famiglia, che è poco famiglia. E quelle punte, che dieci minuti sopporti, poi inizi a impazzire.
Scende dalla macchina, un’ondata di gelo mattiniero la investe, stordisce.
Mamma fa manovra, e riparte. Giulia entra in classe, come ogni giorno. Incapace di dire la sua, impotente per poterla sviare, quella sua vita.
12 pensieri riguardo “nessun titolo”
le tue parole sono graffi e lacrime…
sono emozioni…è questo quello che conta!
grazie..
emozioni rubate a tre persone che ho vicino. che mi fan guardare dalla prospettiva degli altri.
è bello.
ti amo fla.. davvero.
…e sulle punte a vole si deve pure sorridere…
stefi… mai fatto mezzora di danza in vita mia, nemmeno un corso di liscio. Per dire.
complimenti, scritto bene
quante ce ne sono di non famiglie così.
grazie cap. potere del weekend, per una volta mi son impegnata.
pilla, è difficile far famiglia da soli, figurati in tre..
@anonimo. Ti amo anch’io. Ma siamo sotto natale, e come ben sai, cambio sempre idea.
ecco. adesso ho lo stomaco ridotto alla capocchia di uno spillo.
diciassette anni o tredici. papà o mamma. cambiando i fattori il risultato non cambia: sempre nell’orto stiamo, in un mare di pantano.
(dai, che la capisci)
Ah beh, la si può cambiare. In quanto racconto estrapolato da tre input diversi, è personalizzabile a piacimento.
Molti genitori non si separano con figli piccoli, per e attendano che siano abbastanza “grandi” per capire.
Secondo me, capiscono (e perdonano) molto meno.
complimenti!! Da svilluppare e tirarne fuori un racconto!!
…grazie maf… te lo sai che un giorno lo farò, vero?…