saggio da prof
scritto per il blog dell’accademia
Rimescolo le dita, sprofondando in queste poltroncine verdi, a un posto da tutti gli altri. Attorno a me, sguardi interrogatori di parenti festanti, telecamerine, digitali nuove di pacca, nonne trasportate con l’argano direttamente in teatro una volta l’anno. Che poi si va a cena fuori a festeggiare. Ma intanto, mi fissano. Che se va male, è colpa della maestra.
Paleso una tranquillità rasente al menefreghismo. Vado dietro il palco, i miei ragazzi ripassano per l’ennesima volta il passaggio bastardo. Che c’è sempre un passaggio bastardo. Intimo di fermarsi, di rilassarsi e pensare ad altro. Le bimbe grandi vanno di cellulare, per loro è solo l’ennesimo saggio di musica, l’importante è che forse c’è il morosetto in sala a vederle.
Alla fine prendo sempre in giro tutti. Li riempio di raccomandazioni, o meglio, faccio una cernita in base ad ognuno…. mi raccomando l’inchino, prima e dopo. Prendi il la e guardami in sala, che semmai ti faccio un cenno se sei crescente. E dai gli attacchi, per carità, non far come alle prove. E immancabile: divertitevi.
Mi risiedo. Loro tanto nemmeno mi baderebbero. Sanno che ci sono, comunque. Ed è bene che siano loro li, da soli contro i leoni, gli do fiducia e li spingo avanti. Che non dovranno mai dirmi grazie, perchè faranno tutto da soli, e questo è il mio orgoglio più grande. Gli ho dato i mezzi, ora sta a loro.
Ecco. Allora potrei anche andare al bar a bermi uno spritz con abbondanti patatine. E invece sto qui, a massacrare il programma di sala, lo arrotolo, lo srotolo, lo morsico. Controllo quanto manca ai miei ragazzi. Ascolto gli altri, ma non riesco a concentrarmi, eppure dovrei esserci abituata. Dopo anni. Son qua come una scema con le mani che sudano.
Tocca a lei. Entra e infila la parte sul leggio. Nemmeno bada se c’è il pianista dietro di lei. Gli da volutamente le spalle… sorrido. Prende coraggio e guarda la platea. Vede mamma, vede papà, vede la sorella, che le fanno ciaociao. E pensa: ecco, bravi, ma qui sopra ci sto io….ma chi me l’ha fatto fare..
Poi intravede me. Tiro fuori il sorriso più bello del mio repertorio. Le faccio il segno che è tutto okay. Sospira e parte.
Le mie dita scorrono sul programma indegnamente arrotolato, prendo pure fiato con lei, cerco con la forza del pensiero di guidarla nei passaggi tecnici, trattengo il fiato lì, sulla terza riga, dove parte sempre un quarto prima. Due minuti, ma infiniti. Sbaglia. Appena ha due battute di pausa, mentre il piano prosegue, mi guarda e le mando tutta l’energia positiva che mi riesce. Manco fossi una sensitiva.
Riprende. Passa anche sopra il ponte instabile del suo passaggio bastardo. Ce la fa. Finisce.
L’applauso parte, mai tanto forte quanto lo meriterebbe, nel pomeriggio assonnato dei parenti ai saggi di musica. Ma io batto più forte di tutti, e grido pure BRAVA, con la disapprovazione di qualcuno, insomma, non sta bene, solo coi propri allievi.
Corro dietro. Aspetto che le amiche se la abbraccino. Mi vede e mi dice subito "ho sbagliato li, ma cavolo, ho fatto un disastro…" e le ripeto che è andata benissimo, è stata bravissima, spettacolare. E poi, corre da mamma, e non esisto più per lei. Giusto: è merito suo se ha suonato bene.
Un velo di frustrazione, come se avessi fatto un giro di giostra, per un po’ mamma di quella ragazzina di cui penso sempre di sapere e capire tutto, e ora scendo da sola.
Ma non c’è tempo. Il prossimo a suonare ha bisogno delle mie raccomandazioni. L’inchino, l’intonazione, ricordati del si bemolle in chiave. Riprendo il mio programma sgualcito, e torno sulla giostra.
11 pensieri riguardo “saggio da prof”
è perchè non ha controllato se il pianista c’era o no.
io, al posto suo, avrei attaccato al doppio del tempo…
@mala, poi chiediti perchè ho sempre preferito chitarristi ed arpiste…. che le pianiste sono bastarde, dentro e fuori.
Cavolo,mi hai commossa. E non per commentare gratis…
Boh, saranno gli ormoni.
giura?
con sti post non mi si fila mai nessuno.
grassie letì.
ssssigur me par de tornare ale recite che fazevo na volta 😀 hehe davvero. fecvo recite e sbagliavo le battute… però ho un bel ricordo dei miei insegnanti 😉
io non mi sono commosso (faccio l’uomo rude), ma il racconto è vivido ed emozionante. brava! bonaventura.
Aiut! Così potrai finarmente dirmi che non solo ascolto, bensì pure faccio, musicaccia 😀
che belle emozioni!!! Brava tu che sai “orchestrarle” così bene ;-))
Mi sa che i nostri post si somigliano… essere mamme ci piace assai. :o)
WOW Flà, mi hai fatto emozionare un sacco, mi sembrava di essere lì con te, seduta su una poltroncina ad accartocciare il programma, a tenere il fiato, contare le pause, ed alla fine saltare in piedi sulla sedia ad esultare per una prova ben riuscita.
Complimenti a te e a tutti i tuoi ragazzi!
Un bacio, Sissa
grazie sissa, e grazie a tutti gli altri… l’è dura, far la maestrina, perchè mica ti capiscono tutti….