ah yeah

ah yeah

Sveglia. Gabry vestiti, trucco, merenda, buonopasto, mac e flauto, auto, semaforo, scuola, baciomiraccomando, traffico, ufficio, macchinetta, lavoro, telefono, pc, problemi, networkin’, hodimenticatoilpranzo, tangenziale, parcheggio, scuola, allieve, diaframma, non stringere, di nuovo in macchina, triestina, buio, casa, gabry, cena, lavastoviglie, vai a letto, buona notte, sudoku, le palpebre crollano, click.

E invece, mi sveglio.

Il piumone mi si aggroviglia addosso, il buio attorno fa casino, mi sveglia, intonso dei miei pensieri, stasera non se ne vogliono andare. Come farfalle macabre mi girano attorno, si appoggiano alla mia voglia di tranquillità, si infiltrano sotto pelle, e bruciano. Piccoli spilli, continui, le cosedaricordare, le cosedimenticate, lecosedafarechesenonlefaisonguai.

Accendo la luce, mi tiro su. Ella apre gli occhi distratta, di base ignorandomi, solo indispettita dal cambio di routine. E penso. Calcolo, quando mi son fermata l’ultima volta?…due settimane fa. Non è bastato? No, a quanto pare no.

Respiro, penso, mi faccio forte, ricalcolo. Spostiamo questo qui, e quello lì, come una stanza piena di troppi mobili ingombranti, vedremo di sostituirne alcuni, rendiamo tutto più funzionale.

Vale la pena? Questa nonvita, correrecorrere, non aver tempo per se’, dipendere dal planning di una giornata decisa al minuto?

Dovrei fare la spesa. Andare a farmi quegli esami, leggere un libro, fare una corsa in bici, pulire casa a fondo, comprarmi un maglione nuovo. Uscire a cena con Nadia, colorare i disegni con Gabry, andare al mare, sellare Secret e farmi l’argine al tramonto.

Spengo la luce. Devo dormire, questo è l’orario in cui si dorme. Domani poi non reggo, se non dormo. Devo pensare, pensare a qualcosa. Quel qualcosa che vale la pena. Vale la pena per tutto questo.

Ah yeah. Ecco. Quando acchiappavo note, martedì, nella mia lezione. Quella lezione per cui sto stravolgendo e sacrificando tutto. Ah yeah, ha detto. E ignoro cosa io abbia fatto, solo (ostinatamente) quello che passa direttamente, dalla pancia alle dita, alle labbra. Uscendo con quei ricami di note che non so comandare, perchè comandano loro.  Ah yeah. Un commento, che gli è uscito così, a dirmi che è la strada giusta. Tardi o presto, tutto si evolve, io mi evolvo, io vado avanti. Io, dico la mia.

Mi addormento, abbracciando il cuscino, gongolandomi nelle mie certezze. Vale la pena, ah si, se vale la pena.

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