le vecchie abitudini.
Pedalo, il sacchetto della spesa del super da un lato, le scarpe appena risuolate dall’altro, i due sacchetti agganciati al manubrio, che dondolano ad ogni giro di ruota.
Pedalo, e penso alla vicina del primo piano. Non la saluto mai, non sa nemmeno che esisto tanto. L’ho sentita scender le scale, e lo so che va sempre di fredda, coi figli la borsa le cartelle… le ho lasciato aperto il cancello. Le lascio sempre aperto il cancello. Per farle una cortesia. Non lo so perchè, forse son troppo vecchio per perder la buona educazione, quella delle cose fatte senza aspettarsi il grazie.
Cavolo, ho dimenticato il burro. Vabbè, metterò l’olio. Vivo da solo, esisto da solo, e compro ancora tutto come se avessi una famiglia. Come se avessi mai avuto moglie, come se avessi mai avuto qualcuno. Qualcuno con cui parlare, qualcuno di cui occuparmi, di cui preoccuparmi. Oh beh, poi è anche vero, sto bene da solo. Le mie cose, le mie abitudini, la mia bicicletta e il pomeriggio con la tv e i miei libri.
Senza nessuno ad interrompere.
Interrompere… Già solo il suono del telefono, mi fa trasalire. O la postina. Mai una volta mi dicesse “Buongiorno Mario, come sta”, oh beh, magari la tratterei male. Ma nemmeno “postaaaa in cassettaaa”, con quella voce ispida. Mi ricorda la moglie del calzolaio, donna brutta e insolente. L’ho vista prima, guardarmi con disprezzo perchè ho portato a rinforzare il tacco alle scarpe nuove… Le buone abitudini, eh si mia cara signora. Le scarpe poi durano di più. Se questi giovani sapessero, altro che discoteche, altro che internètt, e bighellonare e spender soldi al bar… Altro che crisi. Come ai tempi miei bisognerebbe.
Mah. Passo il semaforo (vabbè, anche se è rosso, sono una bici, cavolo, eppoi sto pensando). E mi investe un camion. Un camion, dico, esce dalla carrozzeria qui, in via Torino, e mi ammazza. Porco boia, non ho nemmeno i documenti.
Mi prendono le chiavi di casa, mi mettono nell’ambulanza, mi coprono con un telo. E aspettano. Aspettano che qualcuno mi cerchi. Macchè, non sanno chi io sia, e nessuno chiede di me, nessuno che nota la mia mancanza.
La vicina trova il cancello aperto, con i vigili che entrano in casa mia, cercano di capire se sono io, quello morto investito. Se non morivo, glielo dicevo io. La vicina passa oltre, dice che ero schivo, mica che ero educato. Sanno chi sono… la voce stridula della calzolaia, che scrive i nomi sulle scarpe, vecchie abitudini, senza quella non ne venivano a capo di chi io fossi.
Poi oggi, articoloni sul giornale. Il sociologo che fa l’analisi psicologica della mia solitudine… ma che ne sa. Io sto bene.
Lo so, non c’è nessuno che mi farà il funerale, è quello il problema che li tormenta. Mo’ come fanno con me morto e nessuno che mi reclama.
Ho risparmiato, vedi. Taci che non ho preso il burro, era un peccato sprecarlo.
18 pensieri riguardo “le vecchie abitudini.”
questa è una cosa a cui ho pensato. Cioè me lo son sognato spesso, ti dirò.
Minchia Flà…
Volevo dire Minchia, Anna…
Ehi Anna, siamo sul pesante….
non sei tu, dai dilla vera…
E’ un fatto accaduto due giorni fa. Un anziano, investito, che tuttora non ha nessuno che lo possa piangere… i giornali di qui han pubblicato la sua foto, sperando che qualcuno si faccia vivo, per il funerale almeno.
Così, mi ha fatto pensare.
porco giuda che tristezza mi hai messo addosso.
..è una storia vera. Accaduta pochi giorni fa, proprio in via torino. Ecco. Un po' romanzata.
http://carta.ilgazzettino.it/LeggiGiornale.php?TipoVisualizzazione=1&CodSigla=VE&NumPagina=8&AnnoPagina=2009&MesePagina=03&GiornoPagina=08&NumTestatina=
http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2009/03/07/VMAPO_VMA01.html
No, nessuna tristezza: troppo bello il modo flautiano di posare lo sguardo sul mondo.
ecco il riferimento http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2009/03/07/VMAPO_VMA01.html
…bella…
cinicamente: vabbè ha rispiarmato su burro, ma ad averlo saputo, al posto dell’olio avrebbe potuto comprare gli oli santi
ecco che el xe rivà supergiò…
@zu, grazie. mica me lo merito:)
bello. brava.
sono i racconti che ti riescono meglio.
Hai interpretato molto bene *l’altro* punto di vista.
Spesso purtroppo capita di cercare di conoscere le persone quando queste ormai non ci sono più.
Se veramente ci interessano, dobbiamo imparare a conoscerle finché ce n’è la possibilità.
Credo che sia questo lo spirito del post.
Brava!
Roberto
grazie, ecco.