Chiudo gli occhi, e mi siedo sulla sponda del fiume.

L’argine verde, l’acqua lenta che scivola verso il mare, i colori e i rumori evocati da un ipod che mi isola da quest’ufficio intorno. No, non pensare all’ufficio, pensa al fiume. Ascolta quanto sia scomodo sedersi sopra l’erba, con le mani a tenerti su, a premere sul terreno, a segnare piccole rughe sui palmi. E fa caldo, un sole forte, che faccio fatica a tener gli occhi aperti, anche dietro gli occhiali da sole.

Se mi concentro, se mi concentro davvero, ce la faccio a volar via. Riesco a cancellare l’aria pesante e polemica, e la frustrazione che avvolge queste stanze.

Me ne volo fuori. E appoggio il lavoro sull’erba, col vento che mi fa volar i fogli, e il monitor del computer poco chiaro per il riflesso del sole.

E guardo il fiume, che mi guarda dalla sua lentezza abituale come fossi una sciocca indemoniata. Cosa diamine corri a fare, cosa.

5 pensieri riguardo “

  1. ho ascoltato la lettura di “Tutti i baci del mondo” : una musica

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