Strange Fruit
Lo so, chi sono.
Sono solo una dannata puttana negra che puzza di whisky.
Quella che ti vergogni a far entrare dalla porta degli artisti, e rinchiudi in un sottoscala sudicio finchè non puoi sfoggiarla davanti ai tuoi amici bianchi.
E io te la sbatto in faccia, ora, la mia anima negra, le mie labbra grosse, le mani che ti sembrano lerce, e l’odore fetido della carne.. infetta.
Appesa anch’io, come il frutto strano e maledetto, impiccata anch’io, come miliardi di me, le vesti stracciate, i corpi denudati, come la mia anima ora, mentre ti canto addosso il dolore, dolore d’essere un viscido essere nero in questa tua terra bianca.
E davanti, la tua gente bianca a guardarmi, dondolare, piangere, morire, su di un palco, o appesa ad un albero.
Tanto non la rubi, la mia anima. Non l’hanno rubata nemmeno le mani sudice che mi hanno rubato del mio corpo di bambina, o gli alberghi lerci dove mi hai costretta a darmi, anche ora che violenti solo la mia voce.
Ti sembro una scema, eh? Solo una rozza donnaccia.
Una che canta dell’amore e delle altre fesserie da femmina, con la mia gardenia esagerata sui capelli irti, i gesti goffi di una grassa drogata, dalla voce acida e sgraziata. Massì. Pensa quel (cazzo ) ti pare.
La mia voce ti graffierà a sangue, stasera. Patirai la mia sofferenza, come una lama affilata che uccide e sgomenta i pensieri, e quando avrò finito, lascerò attorno il silenzio dopo la mia ultima nota. Perché non c’è applauso, dopo la morte.
(tratto dai testi by Laflauta, per “THE STRANGE FRUIT – Omaggio a Billie Holiday” – giovedì 24 giugno 2010 ore 21, Cantina Fasol MeninValdobbiadene, Italy)