La coda del bacio
Appoggiò la testa sulla sua spalla.
Un abbraccio lieve, quelli che seguono un lungo e straordinario bacio, di quei baci che non sai se finire, se aspettare che lo finisca lui, se ricominciarlo ancora. E appoggi la testa sulla spalla.
Appoggiò la testa sulla spalla, ecco, ascoltando la musica intorno, a contrappuntarsi coi battiti del suo cuore. Le cose e le persone, lì intorno, scomparivano sommerse dalle sue emozioni, in un alone di luce e brividi.
Poteva durare un istante, ma in quell’instante l’abbraccio era eterno, infinito.
Domani non so, ieri nemmeno, ma oggi, in quest’istante, tutto mi sembra immobile, e sconvolgente, e magico. E il calore di un amore che ti dà le vertigini, che ti brucia la testa, che ti colma di commozione gli occhi, che luccicano.
Come una danza, la testa appoggiata mentre noi balliamo immobili, stringendoci i pensieri fino a confonderli, mescolando i respiri pur restando in apnea. Come una danza, una bossanova leggera che ammorbidisce i movimenti, e non batti il piede ma muovi la testa, dolcemente, di qua e di là, quasi un salice che si dondola con un vento caldo dipingendosi di rosso tramonto.
Quanto durava? La fine d’una canzone, la coda di quel bacio, il tempo di veder scivolare via le vertigini, come sentire un vino buono sbocciare in bocca e scendere a scaldarti il petto, o il tempo di una risata. Un poco più di un istante.
Pensa un po’. Me lo ricordo tutto, quest’istante, ed era solo… adesso.
Un pensiero su “La coda del bacio”
brividi…