Non sto mica bene (ho bisogno di studiare)
Mi piace studiare.
Non sono mai stata una secchiona, anzi. Il minimo sforzo era il mio motto, tutto e subito, una letta la sera prima del compito in classe, grande fantasia per l’interrogazione. Gli ultimi esami della vita invece, ormai madre di famiglia, li ho fatti meglio, prendendomi tempo, facendo riassunti e schemi e mappe, appassionata delle mie materie preferite, come se prima dei 35 anni non avessi conosciuto il piacere dello studio.
La musica è sempre stata argomento diverso. Avevo creato una scaletta anche per lo studio quotidiano: venti minuti di note lunghe, poi tecnica, scale, staccato, flessibilità, almeno un’altra buona ora. Poi lo studio del repertorio, a seconda dei concerti che avevo in programma. Era vitale. Le giornate in cui il leit-motiv era “oggihounsuonodimerda” erano nerissime, come se mi fossi riempita di brufoli il viso nella notte, come se mi fosse caduto un incisivo, tutti ad un solo sguardo avrebbero visto che “hounsuonodimerda”, peggio di una crisi depressiva acuta. Che poi, il brutto suono spesso è solo la percezione aumentata, l’orecchio che chiede di più, tant’è che se non suoni per due mesi ti sembra di avere un suono bellissimo… mentre è solo che ti sei scordata cosa voglia dire “suono bellissimo” coi tuoi paramentri.
Studiare è come un allenamento: è alienante, assorbe energie e pensieri, ti ripropone limiti e paranoie, senza filtri. C’è la rassegnazione del passaggio che non esce, per il quale ti affidi al tempo, che asciuga ogni ferita e ripara ogni incertezza tecnica con la magica forza della ripetizione.
Io ho un leggio, con appeso il metronomo e l’intonatore, varie matite e cartine. Di fronte lo sgabello. Spartiti pochi, dopo tanti anni le cose quotidiane sono tutte a memoria. Il mio microcosmo.
Ora il tempo è poco. Lo studio è razionalizzato, deve ampliarsi con l’ascolto, il pianoforte, la scrittura. Spesso ho giusto il tempo per mettere a memoria i pezzi, ripassare qualche giro di accordi più caustico, fare fiato, leggere le parti.
Studiare mi manca. E’ stato il mio compagno di vita da sempre, conosco ogni dettaglio dei miei difetti, ogni meccanismo mentale che mi porta a fare una cosa o l’altra, le tonalità in cui incespico, le note in cui cresco. Una sorta di meditazione, di necessario contatto con se stessi, di bisogno primario. E quando non posso studiare, sento davvero che non sto bene.
Tipo adesso. Non mi sento proprio bene.
2 pensieri riguardo “Non sto mica bene (ho bisogno di studiare)”
Che bel post! 🙂