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Passion

Ho pensato che il blues di Tom Waits che usciva dalla mia macchina si intonava perfettamente a quel trancio di montagne. L’aria calda che ammorbidiva i pensieri, il verde che mi soffocava l’ansia, la voglia di spingere l’accelleratore su per quei tornanti. Forzatamente viva.

Che ogni tanto bisogna dir basta, e sforzarsi d’esser felici, al limite dell’isteria.

Salire sulla tua scrivania, mentre tu parli, parli, parli troppo. Scendere sulle tue ginocchia, lasciando che la gonna si arrotoli su, arrampicandosi sopra le nostre voglie, in cerca di strapparti con le labbra la tua stoica ritrosia a lasciarti andare. Perchè non ne ho voglia, di stare a sedurci, voglio aggrapparmi alle tue spalle e riempire le mani con ogni centimetro della tua pelle.
Poter mangiarti, come fossi crema avvelenata, poter berti, come fossi assenzio, averti, ogni giorno, dentro di me. Dentro. E morirne, in overdose di te.

Che ci son corpi che si appartengono. Che si chiamano. Che scindono l’illogicità delle cose, dei sentimenti, dei legami, per mescolarsi senza ritegno, senza che la mente possa frenarci. In quel mescolio di volgarità dette mentre mi chiami ancora amore. Amore.

Che forse, e ancora, è questo.

 

7 pensieri riguardo “nessun titolo

  1. Belle le prime sei righe.

    Che non centra nulla, ma le successive quattordici m’han fatto ricordare che devo cambiare le corde del mio basso, che stasera ho la sala prove.

    GR

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