Del perché non parlo più di Siae
Molti anni fa, quando ancora il presente blog veleggiava su Splinder, scrissi un divertente post su “Come farsi un amante“. Era ovviamente ridicolo, ironico, un post da cazzeggio, ma santiddio, all’epoca non ci si prendeva troppo sul serio. Beh, nel tempo la parte dei commenti divenne una sorta di posta del cuore, svelando tutto un mondo di fedifraghi alla ricerca di sistemi infallibili per scoprire come si trova un amante, come si sopravvive senza disintegrare la relazione ufficiale, trucchi e metodiche comprovate per farla franca… ed ovviamente “Lascerà mai la moglie per me?” (No, fanciulle, no, se la lascia dovreste sorbirvelo da sole e no, non è per niente bello. Ringraziatela, la sua santa moglie, che si prende il peggio di quell’uomo al posto vostro).
Per parecchi anni è stato divertente. Io sono ben poco bigotta su quell’argomento (pe’ forza, non son più sposata…) e notoriamente infedele, ero già abituata a sentirmi chiedere “consigli” dagli amici in RL, non è stato un problema.
Poi ho iniziato a scrivere di Siae.
Prima la famosa lettera al Ministro, con risposta del Paoli, titoli immeritati su qualche giornale, visibilità che ho sfruttato per iniziare un’opera di divulgazione, novella Alberta Angela dei musici, su Siae, borderò, diritto d’autore, collecting alternative, con il supporto di amici più esperti di me per i quali facevo da megafono.
E’ stato sconvolgente scoprire la supponente ignoranza di tanti, troppi colleghi, spinti “a prescindere” contro la Siae, senza però conoscerne nemmeno vagamente i meccanismi. Oh, s’intende, non son mai stata una simpatizzante, nemmeno mi son mai messa a difenderla, ma non ho l’abitudine di straparlare di qualcuno/qualcosa per sentito dire, stile tifo da stadio, scritte sui muri, insulti da bar sport. (Sì okay, potrei dire “frase sui social sotto notizia politica seguita da 11”, capireste meglio).
Poi sono arrivati inviti a conferenze (sempre a titolo gratuito), consulenze telefoniche, via chat, durante le prove, per strada, a volte da amici e colleghi che manco un caffé, un saluto con una mano, e pure INDISPETTITI se non avevo tutte le risposte alle loro domande.
Che poi. La risposta che vorrebbero dessi a tutti è “Ma certo, sfancula la Siae e vai con la XXXX che ti fa tutto aggratis però guadagni tantissimo”. E invece.
Ecco, amici, colleghi, simpatizzanti, benemeriti sconosciuti: io sono un musicista. E’ questo il mio mestiere.
Posso darvi una dritta, ci mancherebbe, come spesso succede quando ci si consulta per cambiare microfono, effetti, boh, parrucchiere. Ma basta, vi prego, basta considerarmi il vostro consulente di fiducia, perché mi avete tolto la vita in tre anni.
Quel che vi consiglio è fare qualcosa per voi stessi: informarvi, sempre, perché le regole cambiano velocemente ed è IL VOSTRO MESTIERE sapere come funziona il diritto d’autore, come si compila un borderò, come mettere i bollini dei vostri cd.
Lo sapete che ora il borderò si può fare online? Lo sapete che per un concerto jazz NON dovreste compilare il borderò dei concertini ma quello Blu, che vi conferisce TUTTI i vostri diritti? Sapete che, invece che lamentarvi, potreste segnalare un mandatario malandrino direttamente alla Siae, agilmente con un messaggio privato su Twitter o su Facebook?
Ed ancora: siete soci di SOS Musicisti, dell’Acep, di qualche sindacato di musicisti, o almeno ne seguite gli aggiornamenti?
Bene. Fatelo. Informatevi. Vogliamo esser considerati al pari di ogni mestiere? Non siate cialtroni, allora, informatevi. Difendete il vostro lavoro.
E se invece ci tenete a chiedermi qualcosa lo stesso… offritemi da bere, organizzate una data insieme, siate gentili. Almeno, gentili.
Un pensiero su “Del perché non parlo più di Siae”
Benvenuta nel mio mondo. Anzi, nel mio e’ peggio, perche’ hanno la tendenza a chiedermi cose di cui io non so nulla, solo perche’ ‘lavoro coi computer’.