Sono asociale perché invecchio.
Non è che non ti ho riconosciuto, mi ricordo benissimo chi sei.
Mi ricordo dove ci siamo conosciuti, dove abiti, che lavoro fai, moglie/marito/figli, eccetera. Magari (purtroppo) so pure chi voti e a che livello da 0 a Leghista sei.
Magari abbiamo studiato insieme, o eravamo nella stessa compagnia, o nella stessa squadra di pallavolo, o magari eravamo vicine di casa, compagne di giochi, o nello stesso consiglio di classe da genitori o da insegnanti (o da studenti). O peggio: siamo colleghi. Ci vedevamo alla macchinetta del caffé, grado di intimità da uno a 5 palle (di zucchero).
E mi spiace, ma anche no, che sia stata maldestra nell’evitare di incontrarti frontalmente, entrando a caso in una ferramenta, nascondendomi dietro ad una fioriera, facendo all’incontrario le scale mobili, ripetendo in lingue desuete d’essere straniera e non capire l’italiano. Non è che ti ho evitato per sbaglio.
E lo so, lo so che l’ultima volta che ci siamo visti siamo pure usciti a cena a parlare “dei bei vecchi tempi”. E pure al telefono, due anni fa, e mi hai anche commentato tanti post sui social, ho scritto “grazie infinite” ai tuoi auguri di Pasqua “e famiglia” inoltrati su Whatsapp.
Ero diversa, paziente, tollerante, educata.
Abbi pazienza. Ma io e te, cosa abbiamo in comune? Perché devo parlarti? Perché devo stare lì a “ma ciao come va a casa i figli la nonna il lavoro EH SI’ LA CRISI IL COVID MA SEI INGRASSATA AH ANCHE IO MA SE CI CHIUDONO DI NUOVO EH TERRIBILE MA IO SAI CHE” ma anche no, ma anche basta.
E’ colpa mia, non sei tu, come in ogni relazione. Sono io che non sopporto più la gente, e perdonami, tu sei la gente. E il mio tempo libero è poco, io sono abbastanza stronza, invecchio tantissimo e divento intollerante, mi annoio subito, sono pure molto, molto maleducata perché non sopporto più i discorsi che mi annoiano. Davvero.
Ti posso dire che è il Covid-19 che mi ha cambiata, se ti fa piacere. Sta cosa del non potersi abbracciare per salutarsi “dopo tanto tempo” è davvero una benedizione, che poi mi presentavi marito e figli e suocera e dovevo salutarli e baciarli tutti venti volte. E’ proprio il contesto di tolleranza che è cambiato, te lo dico, la vecchiaia sicuramente è la motivazione principe. Ho poca RAM disponibile per poterla sprecare in discorsi d’ascensore. Quindi come va, bene, fine, stop, niente commenti sul meteo.
Non è che il fatto che ci conosciamo implichi il fatto che dobbiamo per forza parlarci e frequentarci.
Credimi.
Ora, spero di averti irritato a tal punto da pensare “oh beh, chi ti credi di essere”, perché è vero, non ho nulla da raccontarti di interessante nemmeno io. Ma zero proprio. Ho solo racconti di grotte, lunghe, buie, soffocanti, angosciose, strettissime, con infiniti dettagli di fango, sudore, pericoli, panico, paura, claustrofobia. E pure foto, e video, in cui ti sembra di essere ingoiato in un tugurio di rocce e fango e buio e pietre e freddo e prima o puoi muori. Ecco. Vedi te. Io, fossi in te, mi ignorerei volentieri.
Affettuosamente, Flauta.
3 pensieri riguardo “Sono asociale perché invecchio.”
benvenuta nel club degli asociali
Grazie, con calma imparo le migliori virtù.
Idem.