Matilde. Una lavastoviglie.

Matilde. Una lavastoviglie.

Quando l’han portata su era già bellissima.

Come quelle belle donne. Quelle a cui non serve trucco, non serve una scollatura, sono belle anche appena sveglie. Hanno un portamento, un fascino discreto, e irresistibile.
Avvolta in giri di cellophane e polistirolo, portata a braccia, con la delicatezza di una reliquia, dai due ragazzi friulani che stavano montando la cucina.
Messa lì, appoggiata al centro della stanza, quasi dimenticata mentre sistemavano il resto, eppure così dolcemente curiosa di guardarsi attorno.
La osservavo, mentre si ambientava. Ero già gelosa, già gelosa di quelle altre mani che potevano toccarla, spostarla, violare la beltà dei lineamenti, del design moderno ed essenziale, ma che dico… nemmeno ho visto di che marca era. Non era così importante com’era "fuori".

Mi son seduta a terra, davanti a lei, quando è stato tutto finito. Io e lei, e le mie eterne riflessioni. Eterne come la fiamma di una candela, che una folata di vento d’improvviso spegne.
D’improvviso, si, come questa nuova casa, questa nuova vita, mi son svegliata e…il guado sembra quasi oltrepassato.

Solo ieri giravo per la mia casa, quel deposito di speranze infrante, di pianti, di sogni romantici di bimba, e nei muri le ombre dei miei quadri, e del mio matrimonio. Ho tolto tutto, lasciando che lì trasudasse il mio dolore, sempre vivo, per la vita che volevo, e che non sarà mai.

Ho chiuso la porta. Ma in questa "nuova" mia casa, mi sento ancora in albergo. Sistemo, monto mobili, tende colorate. Lui ha appeso i quadri, tutt’intorno, dei nostri viaggi, dei nostri sorrisi, che pensavo a breve termine, e invece siamo ancora qua. E adesso, ci sei tu.

Ti vedevo come il deposito dei miei sogni. Una macchina miracolosa, che avrebbe lavato la mia anima e i miei ricordi da ogni amarezza, asciugato il sudore delle mie pesanti giornate, e le lacrime di disperazione e disperata gioia. Con delicatezza, si sarebbe presa cura dei miei cristalli, i gioielli della mia quotidianità, togliendo l’alone della fatica, per ritornarmi la vita linda e luccicante, pronta per accogliere il mio nuovo pasto, il latte della nuova giornata di Gabry, i calici dei miei brindisi. E mentre avrei "lavorato" con lei, indubbio, avrei spiegato matematica a mio figlio, discusso di lavoro col mio uomo, mandato un messaggio alle allieve, o raccontato le pene d’amore alle amiche. Lei li, silenziosa compagna delle mie giornate.

La mia nuova epoca. Io e Matilde. Io, e i miei sogni che, ogni tanto, si avverano.

30 pensieri riguardo “Matilde. Una lavastoviglie.

  1. Ti capirai, persa nel ronzio leggero e lontano di Matilde, e ti ritroverai, anche, magari nel vapore che esce dal suo abbraccio.

    Ogni cambiamento disorienta, ogni tassello piantato nel muro fa paura, ogni chiodo serra il respiro perchè si aspetta di sostenere l’immagine di un ricordo.

    Ma prendila a calci nel sedere, questa vita vecchia che non permette a quella nuova di fiorire!!

    Un grosso abbraccio, Flautina.

  2. Baby, continuo a pensare che abbiamo troppe cose in comune. E scrivi anche un po’ come me….. grazie.

  3. Sig.ra Flauta, ancora non ho postato la notizia sul mio blog…la mia Boschy…La capisco, La capisco, ieri notte mi sono addormentato cullato dal suo rumorino…la mia Boschy, che si occupa delle mie stoviglie!

    La ossequio,

    Lord Crespo di Svezia

  4. dopo il frigo (macho), la lavastoviglie (sexy). mi chiedo come la metterà quando sarà il turno della immacabile (che lei c’ha anche l’età per certe cose) poltrona ikea …

  5. Comincio a guardarmi con sospetto dentro casa… ma non erano solo elettrodomestici in cui curiosare il guasto ogni volta che gli veniva la tosse improvvisa?

    Ora mi avvicino sornione… con fare da gatto… mi pare che siano sempre uguali… oddio dentro parecchio bruttini… pazienza… non l’ho trovata Matilde… pensare che un personaggio delle mie storie di fantasmi si chiama Matilda… ma no… non può essere lei… oddio me… insomma me e lei… non possiamo esserci allo stesso tempo… poi dentro un elettrodomestico? … ok… lo so qualcosa è cambiato… c’è stata un’evoluzione ultimamente… hanno messo Paris Hilton a fare la benzinaia… ma il mondo non può rigare diritto tutto d’un botto… ci vuole pure un assestamento o no ?

    faccio un’altra ispezione… passiamo ad altro genere… elettrodomestico più serio… il forno… lui si che è di palato fine… nemmeno qui… tutto a posto… mi sà proprio che il “guado” sia lontano flauta… sei proprio su un altro pianeta 🙂 … buon soggiorno… mandaci una cartolina 🙂

    .:.

  6. comincio a temere il racconto sulla lavatrice… no-no, scherzo. E’ bello sentirti così.

    Amo i nuovi mondi, ci puoi mettere tutto il futuro che vuoi!

  7. Flautina… lusingatissima! Tra non molto grosso cambiamento anche per me, e avendo più tempo, se vorrai mi autoinviterò per uno spritz…

  8. Molto bello! Mi dai la e-mail di quelli che dicevano che eri fredda e calcolatrice che gli mando il post?

    P.S.

    Il guado reclama ancora un pò la tua presenza, ma la libertà schiacciante, stà arrivando in area di meta.

  9. @lord, avere un’amica che si dedica alle mie stoviglie è davvero una prova d’affetto meravigliosa, già.

    @caporale, già le ho addocchiate. Ma in realtà preferisco la versione nonna, la sedia a dondolo mi intrippa proprio sa? Poi saprà lei farne un dictat su blog..

    @pilla, è bellissimo ritrovarti invece! mexicana o meno..

    @herman, no, il guado è ancora qui, mannaggia, manca ancora un pezzo.

    @sulla lavatrice non scriverò, momyna, già ho abbandonato margherita nella mia vecchia casa (sigh), era con me dai miei 18 anni…

    @maf, non dirmelo, ieri ho trovato delle macchie di latte sul pavimento. O è stato il Gabry a spanderlo mentre mi preparava la colazione (adorabile bimbo), o il frigo e la lavatrice stanotte hanno consumato. E l’immagine è particolarmente inquietante.

    @baby, lo sprit è già pronto, quando vuoi.

    @andre, tu sai bene quant’è ampio il guado da affrontare. E quanto ne ho già percorso. Penso che quando potrò ubriacarmi pensando a tutto ciò, sarò migliore, più grande, ma rimarrò odiosamente ed esageratamente viscerale..

    @blu, voglia di famiglia? Lavastoviglie non significa famiglia. Semmai…singletudine.

    @gatto, il frullatore già ce l’ho, riprova e controlla.

  10. Certo, lavastoviglie nn vuol dire famiglia, ma singletudine.

    Lavare a mano un piatto un bicchiere e un paio di posate…ma vuoi mettere il tempo che si risparmia facendo girare un’ora e mezza il trabiccolo, invece che usare per due minuti la spugna con un pò di detersivo?

    GR

  11. gatto, hai figli per caso? …cucini tutto al microonde? … vivi sulla luna?

    …ah no, vivi con la mamma…. aaaaaah….

  12. Flà per i romanzi Harmony, sei ancora in tempo per recuperare. Fai un giro sui blog e, quando vedi che il puntatore cambia e si trasforma in una farfalla o in un cuoricino scintillante, fatti consigliare qualche titolo dalla blogger in questione. 😀

  13. Alla Flauta nn sfugge davvero nulla…una autentica volpe.

    Ebbene si, vivevo con la mamma!!

    Poi, per non annoiarmi, ho attraversato un matrimonio, un divorzio, anni di libertà da single, poi una convivenza, dopo di nuovo libero…ma sempre, prima di uscire a suonare con gli amici in sala prove, una veloce lavata a pentola, piatto e posate con spugna e detersivo.

    Certo che con una lavastoviglie avrei risparmiato un sacco di tempo.

    Però la Flauta ha ragione: una volta vivevo con la mamma.

    Non le si può nascondere nulla…

    GR

  14. alzi la mano chi pensa che, tanto, il gatto va a cena dalla mamma appena può. e che a pranzo mangia fuori. o altrimenti, 4saltiinpadella.

    e tanto, prima i piatti non li lavava comunque lui.

  15. Farsi 400 km tutte le sere per andare a cena?

    E 400 per tornare a casa?

    Forse li farebbe la Flauta.

    GR lavora col cibo, la roba precotta la lascia agli incompetenti.

    GR

  16. ..sai com’è, te sei l’ultimo nell’universo per cui cucinerei..

    Cucinare per qualcuno è un segno di affetto, l’accortezza di scegliere ciò che piace all’altro, nell’accontentare ogni convitato, nel renderlo a suo agio, anche con la dose nel piatto: ne’ troppo ne’ troppo poco. Una tavola che faccia da contorno ad una piacevole chiacchierata, un buon vino, e la scelta dei piatti vincente.

    Ne’ da bettola, ne’ da ristorante 5 stelle.

    E’ che con gente come te, dall’umorismo scontato, c’è poco da poter spiegare…non ci arrivi…

  17. “Cucinare per qualcuno è un segno di affetto”

    Mi è tornata una tumescenza leggendo questa semplice frase… il concetto è altrettanto semplice… quasi scontato… devo ammetterlo… l’abc dei rapporti… ma mi ha fatto tornare in mente tante cose… forse è che sono storto io… non è la giornata… 🙁

    .:.

  18. Lavare i piatti è una delle cose che mi piace di più della mia vita di casalinga…solo a qualcuno lo lascio fare al mio posto…quindi credo che nella mia vita non entrerà mai una lavastoviglie…ma mai dire mai!!!

    Qualche screzio invece l’ho avuto con il signor ferro da stiro che proprio l’altro giorno mi ha lasciato un segno indelibile…son cose che non si dimenticano…magariii…

    Il Qualunquista.

  19. figata la lavastoviglie… sbav sbav! Qui si lava ancora tutto a mano, che la priorità nell’arrivo degli elettrodomestici mancanti ce l’ha ancora il forno. Però oggi, anzi proprio ora, cinque minuti fa, mi sono regalata Anna. Verrà un paio d’ore alla settimana a darmi una mano a tener pulita la tana. Che si sà: noi pianiste frigide abbiamo le manine delicate 😉

  20. Anna è un nome bellissimo.

    Se vuoi, ti presto matilde qualche weekend. L’ebrezza che si prova è favolosa. Perchè anche le manine delle flautiste “calde” hanno bisogno di attenzioni.

    (e i tendini! vogliam parlare dei tendini!)

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