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E’ andata anche quest’anno.
Ultimi giorni di prove ravvicinate, crisi isteriche delle cantanti, amnesie continue dei musicanti, il tipico "prooooooff …..ma il finale di…com’era?", "il ritmo di …è unz stapatunz stapatunz o unz unz stapatapa unz?" "prof, ma allora è in C o in Bb?…ah, Bb. Ma il primo accordo rimane C?…."
Corbellerie. Rimbecillagini. Ma per me sono adorabili. Dubito che li in mezzo ci sarà il Pastorius del futuro, ne’ che si formino i nuovi Pink Floyd, o che ci sia anche una scanchenica Pausini. Ma erano belli.
Tutti belli vestiti grunge, con quel panico totale da concerto che io, mannaggia, ho dimenticato. E un po’ mi manca, lo stomaco arrotolato e l’adrenalina che condisce tutto di luce speciale. E li, ognuno in un angolo, usando lo stipite della porta per ripassarsi la parte del piano, o le chitarre non amplificate che pigolano sorde dal camerino. E le cantanti, ah le mie cantanti, troppo impegnate a tirarsela per ripassare le parole, che pretendono di tenersi il "foglietto" in mano sul palco…
Alle otto prendo tutti e li porto a mangiare, tutti insieme. Si deve fare gruppo, mi dico, poi sul palco verrà meglio. Quest’anno si rischia molto molto di più, è tutto per aria. Basterà ch’io mi metta a dare gli stacchi nascosta dalle quinte? Basterà far segni inequivocabili a chi è fuori di qualche quarto?
Basterà un’ave e un pater?…
Stanno lì a mangiarsi la pizzetta e l’acqua naturale ("niente bolle e roba salata, state leggeri"), mentre Andrea , sparando barzellette sul Presidente e gli altri prof, non rinuncia al Kebab: qualcosa di leggero, appunto. Lo so che è più teso degli altri, non è che a quarant’anni uno non ha la stessa strizza che a 16.. e reagisce così. So che ci tiene. Li conosco tutti, mannaggia. Ognuno ora va lasciato stare, o dissacrato, pungolato, incoraggiato o snobbato, e darà il meglio. Io ho solo il compito di dargli sicurezze, sorridendo, trasmettendo calma e ordine.
Dietro il palco, li raduno intorno, riguardiamo la scaletta che ho appeso, qualsiasi cosa succeda sorridete da fighi, e seguite me, seguite sempre me, io sto qua dietro, mi vedete?…se vi perdete sono qui.
Tanta merda a tutti, e via su. Mi tenete lo stesso riff..e io parto a presentarvi. E lo faccio a mio modo, la straccio da morire, per farli sentire meno in ansia. Li prendo anche in giro…si smollano.
Partono i primi pezzi, le cantanti e i cori vanno incredibilmente bene. Nei momenti di panico mi sbraccio dietro la quinta che mi nasconde al pubblico, dirigo a mo’ di vigile in mezzo al traffico, e pian piano ne usciamo. I miei allievi poi, dopo qualche anno con me, son diventati tigri del palcoscenico, e reggono anche la giovane band, la trascinano, la stimolano. Qualche bel blues, le ballad solo al piano, e la grinta delle mie fanciulle, instruite in classe a scontrarsi con me, non han più paura di nulla. E non stonano una nota, mitiche.
Alla fine, li ripresento, tutti sul palco. Elisabeth mi prende il microfono, e mi dona un mazzo di fiori enorme, dicendomi che sono una stronza colossale, ma che ho tirato fuori il meglio da loro. Il meglio. E che sono la migliore. E tutti applaudono, e pure la band, che loro li ho seguiti solo in una settimana per la defezione dell’altro prof, e si son solo presi parole da me, sono li pure loro a chiamarmi in coro. Mi sto commuovendo, cazzo.
E la sera, tornando a casa nella mia macchinina, col Gabry addormentato dietro, mi dico che non sono un granché. Ma quel granchè sembra basti a costruire qualcosa per gli altri.
Ora mi ricordo perchè non riesco a smettere di insegnare.
6 pensieri riguardo “nessun titolo”
acciderbolina…avrei dovuto avere te come insegnante di piano.
a quest’ora, probabilmente, starei ancora suonando.
🙂
un saluto.
Bravò, Maestro.
Dai, che la passione è passione…
Olè!
Daniele
“scanchenica”????
🙂
Hai scelto il motivo migliore per non riuscire a smettere.
Ti autorizzo a fanculizzarmi al di là dell’argomento. Sono “quasi” Democratico, sai?
🙂
Daniè