avanti (un altro po’)

avanti (un altro po’)

“Sai da quanto tempo non faccio l’amore?”

…guardo la mia amica. Sbirciandola per storto cerco di decifrare se è un’ennesima battuta in questa nostra giornata di shopping, o se fa sul serio. Perché il passaggio tra un’essesima cazzata e il sarcasmo sulle ipotesi di vita sessuale delle cassiere di Zara, sembra obbligato.

“Sai da quanto tempo non faccio l’amore?”

Che diamine. La mia amica è una dannata rubacuori, per dirla come nei romanzi di Liala. O un po’ zoccola, si direbbe ora. E’ che è bella, anche la mattina presto del lunedì, e nelle sere estive, abbronzata e vestita di bianco, cammina tra la gente come se avesse addosso un occhio di bue, ad illuminarla tra tutti. Si nota sempre, a mia amica. Quando entra in un locale, quando la presenti a degli amici, ti travolge il suo bel viso, i suoi modi, e la sua dissacrante simpatia.
No, non può far sul serio.

“Otto anni. Cazzo. Otto anni. Aranciata, grazie, e per te?”

“..Eh?”

Eh per l’aranciata. Eh per gli otto anni.

“Spritz al Cynar. Otto anni? Ma cazzo dici, se hai mollato l’ultimo due settimane fa”. Ed evito, davanti alla cameriera, di ripeterle parte degli spassosi aneddoti delle prove di trasmissione tantrica attivate in quell’ultimo contesto.

Sospira.  Lei che sospira. Beve aranciata in fondo, e già questo dovrebbe preoccuparmi. Sindrome premestruale?

“Il sesso è uno sport. Un’esigenza fisica e psichica, una sete di pelle, un bisogno di sapere che esisti. L’amore, è un’altra cosa. Una cosa che ho dimenticato”.

 

La guardo, mi ammutolisco. Mi accorgo di aver creduto che lei di tutti si innamorasse, per tutti perdesse la testa, pensiero idiota risultato di troppe soap improbabili che mi sorbisco mentre attendo mio marito per pranzo. Quel marito che manco si accorge se cambio colore dei capelli, che si lamenta sempre, che gira per casa in mutande e canotta da maggio a ottobre, ideale per spegnere anche la più fremente libido. Sarà mica il mio, l’amore.

Glielo chiedo.

“Giulia, sarà mica il mio, l’amore (dico anche “vero”, ma sottovoce)”

“Non lo so. Non riesco a far confronti. Dico solo…. Io non faccio più l’amore. Io faccio una gara. Incontri un uomo, ci esci a cena, parli di qualche cazzata (che non ascolterà), ascolti le sue chiacchiere (che per fortuna dimenticherai), poi lui paga il conto, ci fai due passi, poi ti bacia con ardore, solitamente molto più ardore di quello che dimostrerà a letto. Decidi se a casa sua o tua, la prima sera o le seguenti, e lo frequenti. Ti presenta i suoi amici, tu i tuoi, ti mandi qualche sms e qualche mail. Dopo un po’, ti sembra che siate insieme, sebbene si tratti solo di condividere il letto qualche volta a settimana, passarsi “a prendere” sottocasa, ordinarsi il caffè. E a letto, dopo il primo periodo di dimostrazione del vicendevole repertorio, diperse’ anche faccenda stimolante, si inizia una routine che rende il tutto esattamente come gli altri. Io,…. io mi giro dall’altra parte, dopo. Questo, tesoro mio, non è far l’amore”.

La ascolto, ed insisto a non voler credere che la sua vita trasgressiva, che da anni tanto le invidio, sia così…triste. Mio marito, quello in mutande e canotta, mi abbraccia sempre di notte. Anche se fa caldo, se ho l’influenza, o se gli ho rigato la macchina parcheggiando.

“A vent’anni mi innamoravo, passavo mesi passeggiando a due metri da terra. Ero in palla completa, pensando solo al mio “lui”.Mi prendeva per mano, mi scriveva biglietti teneri la mattina, mi preparava la cassetta con le canzoni romantiche prese dalla radio, coi tagli improvvisi della pubblicità. Ore al telefono di tènere fregnacce,  i mazzi rose a gambo corto, che costan meno, e quando veniva a prendere a scuola, mi aggrappavo a lui sul Garelli scassato che mi sembrava il principe azzurro sul cavallo bianco, o in quel calesse che era la sua prima utilitaria, senza sedili reclinabili.”

Arrossisco. Mi tornano in mente tante cose, ascoltandola.

 

“ E l’amore. L’amore della notte, ti rimaneva addosso tutto il giorno. Ti sentivi addosso le sue carezze, avevi i flash dei sussurri, delle emozioni, delle parole dell’amore, con la sete dei suoi baci ancora troppo forte. Ed ogni musica, ogni canzone, parlava di quella notte”.

 

“Ed ora, ora amica mia, che mi è successo? Perché tanta solitudine? Perché incontro estranei, perché debbo “sforzarmi” di uscire con un uomo, senza basarmi su istinti d’amore che non posseggo più, per basarmi solo sul numero dei miei ormoni da calmare? C’è forse un’età, dopo cui l’amore è ormai troppo razionale, ed impossibile da provare?”.

 

Giulia si ferma. Gioca con l’ultimo goccio di aranciata, facendola girare come in una lenta giostra, dentro il bicchiere. Le bollicine che salgono, come i suoi pensieri che hanno inondato l’aria intorno, usciti da un’anima che finora, ammetto, credevo vuota, goliardica, e felice.

Non so che dirle.

Rimaniamo in silenzio, lei fissando il suo bicchiere, e io incapace di capirla.

 

“Giulia. Non è ancora il momento giusto, poi gli uomini, ah gli uomini, per carità, sono una rogna. Mica ti vorrai prender per casa anche te un uomo mutanda e canotta?… Quando sarai pronta, quando non te l’aspetti, ti innamorerai e mi annoierò un sacco, senza i tuoi racconti da single integerrima….”

 

Lei sorride, paga per due e mi ributta tra le vetrine.

Non crede ad una mia parola, Giulia, e non ci credo nemmeno io. Ma va bene lo stesso. Serve per andare avanti. Un altro po’.

10 pensieri riguardo “avanti (un altro po’)

  1. eh, esagerati.
    cmq se fosse un ventenne dal muscolo forbito, eccome se me lo terrei per casa, il mutandaro…

  2. Brava, davvero brava.
    Giungevo da improbabili giri di link, con l’idea: “vediamo che fesserie scrive, questa”; e invece…

    Complimenti.

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