il sole pulito ad accompagnarmi
Se ora solo potessi, ti verrei a prendere.
Salirei in macchina con addosso il mio sguardo più bello, e la mia voglia di te.
Imboccherei l’autostrada, mentre ormai spiove, e attraverserei i miei luoghi con un sole pulito ad accompagnarmi, illuminando le mie valli, ridipingendo i paesaggi di una vita. Cercherei dove sei, parcheggiando giusto sotto. Spegnerei la macchina senza chiudere la musica, e controllerei dallo specchio del parasole che non si veda troppo, che ho una cosa in petto, che batte. Aggiusterei i capelli, distratta dai miei pensieri, intravedendo le tue carezze del mattino ancora sul viso, a rendermi bella.
Scenderei con calma, cercando le cose dove il tuo sguardo si possa esser già posato, seguendo i passi che devi aver fatto, seguendo il fumo del tabacco ancora nell’aria, o briciole di pensieri rimasti ancora lì intorno, appiccicati ai muri. E ti vedrei uscire da un portone, la testa chissà dove, con una borsa pesante e disordinata di note, mentre la luce si prepara a tramontare. E vedendomi rimarresti interdetto, ma sorrideresti, guardandomi come al solito, come se fossi una pazza, e baciandomi come fossimo due adolescenti all’uscita di scuola.
Metterei il braccio aggrappato al tuo, ascoltandoti le parole, ascoltandoti i silenzi, ubriaca di te. Passeggeremmo lenti e trasparenti, senza bisogno di una meta, senza domandarsi cosa vuoi fare, hai fame, andiamo a casa, abbracciami che ho freddo, che tanto già lo sai.
E non saresti più tu e le tue mani sagge sotto la manica troppo lunga del maglione, e io non sarei una troppo eccentrica flauta.
E il mondo attorno si dimenticherebbe di noi, restando in sottofondo, ridendo un po’, di questi due egocentrici ragazzini innamorati.
Salirei in macchina con addosso il mio sguardo più bello, e la mia voglia di te.
Imboccherei l’autostrada, mentre ormai spiove, e attraverserei i miei luoghi con un sole pulito ad accompagnarmi, illuminando le mie valli, ridipingendo i paesaggi di una vita. Cercherei dove sei, parcheggiando giusto sotto. Spegnerei la macchina senza chiudere la musica, e controllerei dallo specchio del parasole che non si veda troppo, che ho una cosa in petto, che batte. Aggiusterei i capelli, distratta dai miei pensieri, intravedendo le tue carezze del mattino ancora sul viso, a rendermi bella.
Scenderei con calma, cercando le cose dove il tuo sguardo si possa esser già posato, seguendo i passi che devi aver fatto, seguendo il fumo del tabacco ancora nell’aria, o briciole di pensieri rimasti ancora lì intorno, appiccicati ai muri. E ti vedrei uscire da un portone, la testa chissà dove, con una borsa pesante e disordinata di note, mentre la luce si prepara a tramontare. E vedendomi rimarresti interdetto, ma sorrideresti, guardandomi come al solito, come se fossi una pazza, e baciandomi come fossimo due adolescenti all’uscita di scuola.
Metterei il braccio aggrappato al tuo, ascoltandoti le parole, ascoltandoti i silenzi, ubriaca di te. Passeggeremmo lenti e trasparenti, senza bisogno di una meta, senza domandarsi cosa vuoi fare, hai fame, andiamo a casa, abbracciami che ho freddo, che tanto già lo sai.
E non saresti più tu e le tue mani sagge sotto la manica troppo lunga del maglione, e io non sarei una troppo eccentrica flauta.
E il mondo attorno si dimenticherebbe di noi, restando in sottofondo, ridendo un po’, di questi due egocentrici ragazzini innamorati.
3 pensieri riguardo “il sole pulito ad accompagnarmi”
era quello che volevo per te, così, esattamente.
è decisamente primavera!
Si, chiamiamola pure primavera.