Amore mio (la storia delle amiche tradite)
Aveva bisogno di lei, le aveva aperto il cuore, e detto quello che era accaduto, quello che lui aveva detto, ciò che lei aveva pensato, ciò che aveva risposto e deciso, e tutto, tutto quello che le volava nella mente. Così, come fai con chi ti fidi davvero. Prendi una tastiera, prepari la mail, e scrivi tutto. Butti giù le emozioni dandoti delle lettere sparse, veloci, sofferenti, troppo amare per poter piangere, anche se il limite è lì, presente, e gli occhi gonfi, d’orgoglio e lacrime.
E lei, quella stronza.
Quella stronza da cui si aspettava la parola giusta, l’abbraccio, la comprensione, la compassione. O anche solo il silenzio, l’ascolto. Con l’intimità che le ha sempre legate, con l’empatia quasi irreale che le legava, anche a chilometri, a mondi diversi, a miglia di esperienze e quotidiani a separarle.
Stronza. Stronza, cosa voleva da lei? Allora è come tutti gli altri?
Ah si, è come tutti gli altri. Pensa quello di lei. Non capisce.
Ah sicuro, non capisce un cazzo.
Ma vada al diavolo. Non può fidarsi di nessuno, è sola, ma lei da sola ce la fa’, vedrai se non ce la faccio, eh.
Forse le amiche migliori son quelle che tacciono, che ascoltano, che annuiscono, che ti danno sempre ragione.
Forse son quelle che ti rispondono dicendoti quello che ti aspetti ti venga detto.
O forse, sono quelle che ti dicono cose spiacevoli, che non vuoi vedere, e affrontare. Son quelle che capiscono, ma che tu non vuoi ascoltare, e allora vuoi fraintenderle, e litigarci, e allontanarle, con quella bella bugia del “sto benissimo anche da sola”.
No, noi abbiamo bisogno di essere soli, ma insieme. Niente amori per la vita, ma tratti di strada insieme, perchè anche l’opinione di uno solo non può andar bene, ci ridurrebbe a cloni di idee, microcosmi chiusi al resto delle esperienze.
Però, per una volta, avrei voluto dirti che sei in pericolo, ma non vuoi ascoltarmi. Chissà che sia un altro, a riuscire a farlo.
Amore mio.