Il treno schizza indietro stazioni, un tutto continuo di cose che scivolano in avanzamento veloce.
Solo mezz’ora fa infilava gli orecchini guardandolo mentre ancora dormiva, ancora una volta andava via prima, scivolando su strade o rotaie, per tornare alla sua vita. Un refrain continuo, il non aver spazio per coltivare uno straccio di sentimenti.
Un barista inopportuno le aveva tessuto le proprietà gustose di una serie bizzarra di brioche, insistendo per farle scegliere anche tra sei tipi zucchero per il caffè. Io non scelgo, io prendo quel che capita, e lascio ciò che va.
“Ti lascio al tuo amore”, le aveva scritto, col solito cattivo sarcasmo, mentre arrivava a Milano, mentre rimbambita da sentimenti che non sapeva decifrare, e pensieri che non voleva sbrigliare, si immergeva nella metro in mezzo a facce da blogger affaccendati. Non è il momento per prender decisioni, si ripeteva, controllando di non aver lasciato per errore acceso, anche in stand by, il cuore.
Siamo soli, e semmai ci si fa compagnia. Oppure, ci sono cose più importanti. Eppoi, non ho tempo. Ah si, non ho tempo.
Impacchettò un brivido di tristezza, come un cagnolino perso tra la folla, e riprese le redini della giornata, indossando il suo umore migliore. Una musica meravigliosa l’avrebbe abbracciata tutta la notte.