(minchia che titolo)
Certo, prima era una suocera, poi ex suocera. Di vicini peggiori, intendo, ne ho avuti.
Ma Sabrina è, a suo modo, peggiore. Perchè non ha spegazione, non c’è dissidio familiare tra noi, lei è esclusivamente “vicina”. Per la precisione, abita sotto di me.
Sabrina avrà quarantanni, vive sola, con scritta in faccia una deludente vita sentimentale.
In sostanza, ha tutta l’immagine della zitella odiosa. Zitella non trombante.
Non fa feste, non ha amici, compra pizza o kebab il sabato sera, e se lo mangia da sola davanti alla tv. Ha una punto bianca vecchiotta, che non usa mai. Va a lavorare in corriera, in un qualcosa tipo archivio storico… e si veste, come riesce, trendy. Stendendo la biancheria qui sotto, non posso non dubitare di una che ha solo mutandine nere, oltre ad improbabili pizzi. Non ho visto reggiseni, ecco.
So che già questo inquieta. Aggiungiamo che ha il capello cortissimo, e il trucco scuro, esagerato, alla “comparsa di the day after”, per intenderci.
E alla domenica mattina, come nel pomeriggio feriale, lei ascolta Biagio Antonacci.
Io odio Biagio Antonacci. Ti sfracella gli ammenicoli, Biagio Antonacci.
Ha iniziato con “din don, scusa ma puoi smette di sbattere? io alla mattina mi sveglio all’alba”. E alle 20.30, mentre finivo di montare un mobile, ho sorriso “ma certo”, e va ben.
Ha proseguito con “mi arriva l’acqua sul balcone, ho la biancheria stesa”….perchè spostavo una pianta dopo tre giorni di temporale. E va ben.
Poi ho dato una sbattuta al tappeto del gabry. Facendo conto che su 4 finestre, non c’è balcone dove non stenda almeno un cuscino. E allora va ben un cazzo. “…ma non puoi tener tappeti…” E la sbrano. Io a casa tengo quel che mi pare. Te una finestra, cazzo, una finestra me la lasci libera, per sbattere il tappeto. E non rompi nemmeno le balle.
Non se l’aspettava. Codina fra le gambe, mi evita. Se mi sente scender le scale e sta per uscire, richiude la porta e aspetta che passo. Mi evita come il male (e fa bene, miseria se fa bene).
Ieri però.
Sento sbattere qualcosa, in modo ritmico, sulla ringhiera del terrazzo. C’è molto vento, certo, ma non tanto da renderlo metronometrico. Mi affaccio dopo un po’…. e vedo la vicina che mi chiede…”senti, potresti…” ….io digrigno i denti. Tu vuoi la guerra, donna. Tu, di venerdì 17, vuol la guerra. A me il macete.
“…potresti chiamare i pompieri? mi son chiusa fuori in terrazzo…. e…. fa un freddo cane… è mezzora che cerco di chiamare qualcuno…”
C’è la bora, fredda e implacabile. lei è in maglioncino. Il suo trucco alla Morticia Addams risalta ancor più, col bianco della prossima ibernazione della vicina. Le passo dal balcone il mio telefono, agganciandolo alla scopa. Le do anche un maglione caldo. Tutto bene? Su, mio figlio è di vedetta dall’altra parte, vuoi un’altra coperta? Tienilo li il telefono, dai, se serve richiamano…
Arrivano. Il camion rosso (nuovissimo, una cosa sfiziosissima…) si fa largo pian piano, arrivano in sei pompieri (sospiro) e provano ad aprire la blindata con dei fogli plastificati (gabry, guarda come fanno, può esserti utile come lavoro futuro..), dicendosi “oh, è la terza oggi che non s’apre”
Si arrampicano per una scala, salgono per una finestra aperta, e mettono “in salvo” la vicina ormai tendente al blu.
Mi dico, cosa non s’è inventata per portarsi in casa un uomo.
Dopo un po’, suona il campanello, mi restituisce telefono e maglione, ringraziandomi mille volte, “sono in debito, sono in debito”.
Ma no, ma figurati, succede, suvvia.
….e poi sono andata a comprare un tappeto nuovo .