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Autore: laflauta

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Sono "attivissima" in rete , nel senso che scrivo, appartengo a community e gruppi di discussione, dal 2000.

Sono da sempre "flauta", ma ormai è elemento distintivo della mia vita websferatica, più che musicale.

Molti amici, conoscenti, colleghi, leggono il mio blog, senza che io lo sappia. Poi, certo, ogni tanto sanno "troppe cose di me", e mentre io racconto qualcosa li vedo già sorridere, che già la sanno. Indi devo premunirmi di un vasto repertorio di battute per ogni aneddoto, scongiurando il rischio di ripetere  a voce ciò che i marrani hanno già letto. Niente riciclo di boutade insomma.

Con ciò non intendo dire d’esser celebre in rete, anzi, se arrivano qui è perchè ci arrivano a causa, diretta o inconscia, mia.

Però.

Ammetto che quando, alla storica lezione di armonia (per sto cazzo di esame, ndr) il buon Grancompositore mi ha visto vaneggiare di fronte a sostituzioni di titono, ed ha esclamato "diamine, flauta!" qualcosa mi ha fatto dire, azzo,…………… non so le sostituzioni di tritono.

Ma soprattutto.

Ostia, pure lui legge il mio blog.

(dovrei fare una giornata delurkin’, ma non ho coraggio, credetemi)

ho un blog

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Commento di un nuovo amico, incontrato ad un concerto,  (sul quale sto fantasticando troppo, il che è indice di flop clamoroso) che mi contatta attraverso il mio myspace:

"Divertente la tua presentazione! hai mai pensato di scrivere? magari già lo fai…"

Potevo dirgli: "Certo, ho una raccolta di saggi brevi che vorrei pubblicare, sono redattrice di un’importante rivista, sto andando giusto alla presentazione del mio quinto romanzo,  sto gestendo la sceneggiatura di un colossal imperniato sulla mia biografia, scrivo con lo pseudonimo di Paulo Coelho, sai che stress la celebrità…."

E invece, candidamente, ho risposto:

"si, infatti ho un blog".

..ho un blog. Ma che cazzo di risposta è, Dio santo.

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Posso solo dire che ho una pelle da neonato ora, tenente.

E che mi sono sentita magrissima e gggiovanissima, tenente.

Magra quando uscivo dalla grotta (adoro la sauna, adoro la sauna, adoro) e gocciolavo via pensieri e parole e ommissioni, ed entravo nell’acquetta calda, e me pareva queo el paradiso. Gggiovane quando il cameriere mi portava un piattino di verdurine mentre mandavo sms a palla, e mi scherzava dicendo "ah, questo fidanzato…". Io, ragazza da maritare, ah che meraviglia.

Io che sbuffavo tra le bbbbolle delle idromassaggio, e non ne sarei venuta più fuori. Io che unta da capo a piedi, con due manine d’oro che mi stavano sciogliendo vertebra per vertebra, ho deciso di sposarmi un massaggiatore di professione. Altro che impiegato del catasto. Io che ho scoperto che la riflessUologia plantare è difficile da dire, quanto libidinosa. E mi perdoni l’uso del termine libidine, tenente.

Mi è stato detto che son troppo simpatica. Insomma, è il parasimpatico che non mi funziona, quindi posso smettere di contenere fritti birra e schifezze, se non mi metto tranquilla e non smollo lo stress. Mi è stato poi ribadito che ho la schiena allo sfacelo, dei cervicali paurosamente rigidi.
Ribadisco, un massaggiatore. Presentatemelo, gli giurerò amore eterno.

E ho letto tre libri in due giorni. E ascoltato molta buona musica, fin da consumare l’eterna batteria dell’Ipod. E mi sono abronsata che sembro una californiana (aiuta anche il costumino oro e glitter, signor tenente).

Ammetto. Mi perplime sempre vedere che Montegrotto rimane un paesello ameno. Statue di bambini che attraversano la strada, manichini di vigilesse, pannelli informativi con scritte tipo "previsto caldo livello due – il sindaco non riceve dal giorno al giorno – no ai centri per immigrati alle terme – via i negher – la siora maria ha spostato il camper in via dell’amore 5, stessi orari".

Ecco, signor tenente. Se non fosse per il pianobar con la versione italiana di MissisRobinson walzer-mode… ecco. E’ stato proprio bello, sa. Signor tenente.

– cinquanta flessioni, flauta! altro che weekend di relax! lavorare! e silenzio, bbbastarda!

Obbedisco, signor tenente.

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Che siam naufragati da così tanto tempo che non ricordo più che voce hai.

Ma sbirciando dalla finestra, col solito saluto come gesto d’ordinanza, ti ho visto scendere dalla macchina, con una camicia bianca. Tu che hai sempre odiato le camicie.
Il capello corto, e penso alle guerre per farteli tagliare. Forse vagamente stempiato. Quasi elegante, per uno conosciuto in maneggio.

E ti ho visto, per la prima volta, non più come un adolescente. Ho realizzato ora, quest’anno ne fai 39. Sei un uomo di quarant’anni. L’eterno ragazzino inconcludente ha quasi quarant’anni.

Ma bello da morire.

Vabbè…. ci vediamo (alla prossima udienza, immagino).

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trattwww.italiainformazioni.com
Giovedì 24 luglio 2028
Il Ministro Brunetta accusato di assenteismo. Le caste intoccabili: la spada nel burro e la piramide del potere
di Giuseppe Di Bella
ieri, 23 luglio 2008

 

Il Piccolo di Trieste, citando il sito web radicale “Fai notizia”, evidenzia che il Ministro Renato Brunetta, che ha annunciato battaglia contro i fannulloni nella P.A, è stato tra gli euro parlamentari italiani più assenteisti.
 Il ministro si piazza al 611/mo posto come presenze tra gli euro parlamentari, con una percentuale del 48,21%. Peggio di lui hanno fatto: Pannella (47,14%), Di Pietro (44,29%), Veltroni (41,79%), Mastella (40%) e Dell’Utri (14,64%).
 Ma non è l’unico affondo contro il neo Ministro della Funzione Pubblica. Infatti si registra l’intervento di Alessandro Repetto, Presidente della Provincia di Genova, che con una lettera al Rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata”, dove il Ministro è titolare di cattedra, ha chiesto di rendere pubblici i dati relativi all’impegno del professor Brunetta e i relativi compensi, relativamente agli anni in cui era Parlamentare Europeo.
 
Al Magnifico Rettore dell’Università di “Tor Vergata”, il Presidente Repetto, ha chiesto ufficialmente, “nello spirito del principio di leale cooperazione istituzionale sancito dall’art 22 della Legge 241/90, se tra il 1999 e il 2008 il Prof. Brunetta, Professore Ordinario di Economia del Lavoro presso l’Università romana, abbia preso aspettativa o, in caso contrario, come abbia conciliato tutti i propri incarichi”.
 “E qualora abbia mantenuto attivo il proprio incarico di professore ordinario, quante ore di presenza abbia garantito e mantenuto a “Tor Vergata”, con quali retribuzioni relative ed eventuali ulteriori consulenze”.
 La richiesta è espressa in rispetto e sintonia con la stessa Operazione Trasparenza promossa e avviata dal neo Ministro.
 Continua il Presidente della Provincia di Genova: “In questi giorni è aperto il dibattito sull’efficienza e l’impegno lavorativo dei dipendenti pubblici, un tema portato agli onori della cronaca dal neo Ministro Prof. Renato Brunetta. Ricercando questo spirito nel nostro Ministro, sono rimasto molto colpito dal curriculum del Professor Brunetta, che vanta un passato illustre e prestigioso di attività e incarichi sia politici sia scientifici”.
“Scorrendo dunque l’elenco dei rilevanti impegni, risaltano in particolare quelli politici che, a partire dal 1999 fino al 2008, lo hanno visto deputato al Parlamento europeo con l’incarico di Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia e membro delle delegazioni parlamentari miste UE-Croazia e UE-Turchia, oltre che della delegazione per le relazioni con la Repubblica popolare cinese”.
 Non è tenero col Ministro neanche Francesco Merlo che su Repubblica commenta: “… E basti pensare ai professori universitari – anche Brunetta lo è – che infatti non si contentano del doppio lavoro ma arrivano al triplo e al quadruplo, con le consulenze, gli articoli, la politica”.
 “Insomma, non si capisce perché il doppio lavoro porti lustro e credito sociale al professore universitario e al barone accademico che tanto più è stimato quanto meno si fa vedere all’università, e porti invece decurtamenti dello stipendio, licenziamento, disprezzo, ammiccamenti e smorfie moralistiche all’impiegato di concetto che di sera si trasforma in piccolo muratore”.
 
“Eppure Brunetta crede di essere il nuovo Falcone italiano perché, nel Paese degli abusivi e degli evasori, dei conflitti di interesse e delle mafie, dichiara guerra al bidello che smonta alle due del pomeriggio e poi, a partire dalle quattro, va a fare le pulizie in un condominio”.
“E vuole licenziare non il barone universitario che porta in cattedra moglie, figli e parenti vari, ma l’operaio comunale che, terminato il normale turno, sale sulla sua Ape carica di attrezzi e gira per le case di campagna, e ora aggiusta un rubinetto, ora monta un lampadario, ora sostituisce un interruttore. Il ministro vuol mettere alla gogna l’usciere del tribunale che usa il proprio tempo ‘libero’ per lavorare e poi ancora lavorare nello studio di un avvocato o in quello di un notaio o, comunque, dove può”.
 Un attacco concentrico, una reazione “uguale e contraria” come nelle leggi della fisica.
Una riflessione è d’obbligo: nessuno propugna di più l’uguaglianza e la giustizia, di chi ritiene di essere più uguale degli altri. Le regole in fin dei conti valgono per i comuni mortali e non per gli unti dal Signore.
 Si apre una stagione di lacrime e sangue per gli impiegati pubblici, ma i baronati non vengono scalfiti, le caste restano immuni e attraversano tutti i governi, di centro, di destra e di sinistra, come la spada entra nel burro.
 I moralizzatori salgono sul palco montato dal discredito, e dall’alto di redditi pari a 15/20.000 Euro al mese, arringano le folle e tagliano per Decreto il salario delle guardie carcerarie che hanno uno stipendio di 1.350 euro al mese. Decreto Legge perché il provvedimento è “necessario e urgente”. Mentre i prezzi corrono incontrollabili.
Un esempio per tutti. La Finanziaria di Prodi, nel testo originale, prevedeva (per la seconda volta) che gli atti di compravendita di immobili, fino ad un valore di 100.000 Euro, potessero essere conclusi da un pubblico Ufficiale diverso dal Notaio, come i Segretari comunali.
 Questo provvedimento è stato immediatamente stralciato (meglio stracciato) dalla Legge e non se ne è più parlato, neanche sui media. La potente casta dei Notai è intoccabile. Prodi e Bersani non ce l’hanno fatta.
 E allora cosa rimane delle campagne moralizzatrici? Della caccia al fannullone da dare in pasto al popolo delle Partite IVA?
Rimane il sospetto che tutto sia preordinato a fare cassa, a privatizzare interi pezzi della Funzione Pubblica: a delegittimare l’apparato pubblico, per poterlo sostituire con qualcosa di diverso … e sconosciuto.
 La Pubblica amministrazione non piace quando non funziona: piace ancor meno quando fa il suo dovere, quando controlla gli evasori, quando verifica i comportamenti di chi vuole approfittare. E paradossalmente si depotenziano oggi le Strutture cui sono affidati i controlli fiscali.
 Tornano in mente le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, rilasciate in più occasioni, in merito alla comprensibilità “morale” dell’evasione a fronte della pressione fiscale esistente in Italia: ma quale è per il Cavaliere il limite sotto il quale evadere il fisco diventa non solo illecito, ma “moralmente” censurabile?
 Gli effetti di questa nuova stagione “moralizzatrice” e di ricerca di “efficientismo” della macchina pubblica, non sono ancora del tutto delineati, solo due certezze: il taglio del salario dei pubblici dipendenti e l’orizzonte di un contratto da 60 Euro. Oltre l’orizzonte … l’indigenza.
 E’ accreditata anche un’altra tesi: si sta stringendo il cerchio sul pubblico impiego, per cambiare le regole contrattuali anche del lavoro privato. E viene subito in mente la scena di Metropolis, con gli operai automi che lavorano 24 ore al giorno.
 Ma c’è un’altra certezza: le caste intoccabili possono continuare a dormire sonni tranquilli: nessun divieto di cumulo di incarichi per i Deputati, per i Baroni delle Università e degli ospedali.
 Chissà quale altro latinismo si rispolvererà per continuare a consentire agli onnipotenti Primari ospedalieri, di fare il doppio lavoro: intra moenia o extra moenia….come vi piace… come vi pare.
 Nessuno “scippo” alle prerogative dei Notai, dei farmacisti, dei….
 Sarà sufficiente, per presentarsi immacolati al popolo plaudente, tagliare la testa di qualche impiegato pubblico, fare qualche visita fiscale la mattina di Natale ed il pomeriggio del prossimo Ferragosto, mostrare i sacchetti col denaro tolto dal salario accessorio, per potersi presentare come Robin Hood che ha tolto ai ricchi impiegati per dare ai poveri notai.
 Saranno immacolati e senza colpa, i custodi della morale, i sacerdoti della giustizia sociale, incaricati di precipitare dalla piramide del potere i cadaveri dei dipendenti pubblici, per lasciarli cadere verso il popolo che troppo tardi si accorgerà di cibarsi di se stesso. Perché il pubblico impiego, il suo indotto e le famiglie che rappresenta, equivalgono a un terzo della Nazione, assicurano un servizio insostituibile e sono i garanti di una funzione vitale per la democrazia del Paese … se ancora interessa.
 
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Arriva un punto in cui nessun consiglio serve. L’aereo precipita,  e hai sfogliato tutti i manuali d’istruzioni inutilmente.

E io, hostess di questa mia vita, continuo sorridendo a servire Martini ai passeggeri.

(voglio andar via, voglio andar via da te)

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(video e voce di julia974)

Prendo il foglio, lo infilo rovescio, faccio il numero di 4 cifre, fax interno.

L’intestazione, la data, il protocollo, il testo e la firma.  Trasmissione okay.

Mi risiedo alla mia scrivania. Ho il pensiero fisso che se non va anche questa volta, non ho altre possibilità. Apro il cassetto, metto tutto sulla cartellina blu.
Che la cartellina blu ormai scoppia, l’elastico ormai non la tiene più tutta assieme.
Ci sono tutte le domande, i ricorsi, le schede dati, le autocertificazioni, i bandi, le graduatorie. Tutti, finora, inutili. Elemosine per un inquadramento di un lavoro che già faccio, da tanto tempo.

Stavolta sembra andare. Senza azione legale, senza ricorsi, sembra sia la volta buona. Guadagnerei ben 80 euro in più, avrei i permessi studio. Non sarei più ricattabile. Non sarei più precaria. Avrei, almeno in questo, un futuro.

"abbiamo ricevuto, appena si sa qualcosa la richiamiamo noi".

E va bene. Aspettiamo. L’ultima chance.

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Mi hai raccontato bugie. Pacchi, pacchi di bugie.

Hai negato, spergiurando. Hai tradito, la mia fiducia, le mie aspettative. 

Hai ferito, senza mai pentirtene.

Ho dimenticato, anche se mai perdonato.

Ora hai candidamente ammesso di leggere la mia casella di posta personale. Hai scovato la mia password personale, hai letto, chissà da quanti mesi, da quanti anni, tutto ciò che riguarda me. E i miei amici.

Hai tradito la mia privacy, e quella dei miei amici. E  la mia fiducia.

Hai giustificato tutto con stupide illazioni. Che, insomma, da che pulpito….

Nemmeno mi son mai preoccupata di cambiare chiavi d’accesso, o di inventarne di bizzarre, tanto lontana era dalla mia mente la possibilità che qualcuno amico possa intromettersi nella mia intimità.

Io, che non ho segreti per nessuno. Tu, con la gelosia di chi pretende, senza dare. Hai superato ogni limite. E hai rovinato tutto.

Devi delle scuse. A me, ai miei amici, per esserti intromesso nelle nostre relazioni.

E poi fammi sto piacere, sparisci.