Non le reggo, non le reggo più.
Ho amato l’insegnamento, ho sacrificato volentieri tempo e energie per loro. Ho gioito per i loro successi, ho fatto mea culpa per i loro errori. Ho donato la mia amicizia e ho goduto della loro.
Ora prenderei un lanciafiamme, e partendo dai capelli, li incenerirei tutti, dal primo all’ultimo. Zoooot, una fiammata, e puf, spariti. Ah, meraviglia.
Chiamano, in continuo. Un sms perchè non sanno a che ora, una mail perchè non trovano il testo, avvisano all’ultimo che non vengono a lezione, con scuse che vanno dal "son troppo stanca" al "ho preso sonno". Se arrivano, non studiano un beneamato. Non dico vocalizzi e arpeggi, almeno impararsi le parole, ascoltare in macchina i pezzi. Macchè. A lezione, impegno minimo, più proiettato al "fàmoce du’ risate". Un corso di karaoke insomma.
Zoooot. Fiammata alta due metri, e cenere da soffiare via.
Parlavo con uno di loro, il buon Andrea, sfogandomi. Dico, mi sfogo e poi mi passa. Macchè. Una non viene alla prova "m’ero scordata", l’altra dopo mesi di prove, e dopo aver coinvolto nei suoi pezzi mezza scuola, mi avvisa candida che "cavolo, quel giorno sono in germania".
No, certo, mica hanno colpa. Può succedere. Bizzarro accada a tutti contemporaneamente.
E’ la categoria, le cantanti, da eliminare. Sono svampite, intente al tipo di french manicure, più che allo studio. Egocentriche e con manie di protagonismo, sempre in competizione l’una con l’altra, a chi grida di più. Hanno anche lati positivi, ma al momento mi sfuggono.
Ecco. Zoooot. Un litro di benzina a testa, e via. Come vorrei.