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Autore: laflauta

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Insomma, andrei in ferie.
In ferie con un uomo che detesto.

Un uomo con un blog melenso. Con parole melense, amiche melense che gli scrivono sospiranti citando Neruda e Coehlo. Insomma, tutto ciò che più anti-flauta esista.

Ora. Che ci andrei a fare, mi chiedo?

Ah che ne so. Noia e masochismo penso.

O codardia.

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– …e c’era il papà di mio cugino

– Gabry…si chiama zio, eh, è tuo zio. Ti ricordi come si chiama tuo zio?

– …….

– Stefano, è lo zio Stefano!

– ma.. io quanti zii ho allora?

– beh, c’è mio fratello, tuo zio Francesco.

– ah, e poi?

– e poi i fratelli da parte di papà, Stefano e Patty, e la moglie di Stefano e il compagno di Patty…

– ah.

– …..A che pensi Gabry?

– … e dalla parte del postino quanti zii ho?

 

….Ecco. Mio figlio che fa humor a otto anni.

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Riaggiornò la posta.

La sua mail colorata, doppio click. E una frase. Una domanda, o meglio, una risposta a tutto quel discorso che si continuavano a fare via mail.

"Vuoi fare sesso con me?"

Un’accusa. Dopo l’amore, questo ci rimaneva, ammettere che la pelle chiamava ancora. E chiedersi se sfuggire, o abbandonarsi, e rischiare di innamorarsi, di nuovo, di noi.

E non sapere che risponderti.

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Non le reggo, non le reggo più.

Ho amato l’insegnamento, ho sacrificato volentieri tempo e energie per loro. Ho gioito per i loro successi, ho fatto mea culpa per i loro errori. Ho donato la mia amicizia e ho goduto della loro.

Ora prenderei un lanciafiamme, e partendo dai capelli, li incenerirei tutti, dal primo all’ultimo. Zoooot, una fiammata, e puf, spariti. Ah, meraviglia.

Chiamano, in continuo. Un sms perchè non sanno a che ora, una mail perchè non trovano il testo, avvisano all’ultimo che non vengono a lezione, con scuse che vanno dal "son troppo stanca" al "ho preso sonno". Se arrivano, non studiano un beneamato. Non dico vocalizzi e arpeggi, almeno impararsi le parole, ascoltare in macchina i pezzi. Macchè. A lezione, impegno minimo, più proiettato al "fàmoce du’ risate". Un corso di karaoke insomma.

Zoooot. Fiammata alta due metri, e cenere da soffiare via.

Parlavo con uno di loro, il buon Andrea, sfogandomi. Dico, mi sfogo e poi mi passa. Macchè. Una non viene alla prova "m’ero scordata", l’altra dopo mesi di prove, e dopo aver coinvolto nei suoi pezzi mezza scuola, mi avvisa candida che "cavolo, quel giorno sono in germania".

No, certo, mica hanno colpa. Può succedere. Bizzarro accada a tutti contemporaneamente.

E’ la categoria, le cantanti, da eliminare. Sono svampite, intente al tipo di french manicure, più che allo studio. Egocentriche e con manie di protagonismo, sempre in competizione l’una con l’altra, a chi grida di più. Hanno anche lati positivi, ma al momento mi sfuggono.

Ecco. Zoooot. Un litro di benzina a testa, e via. Come vorrei.

 

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Speravo tanto fosse un’omonimia.

Zio e padre di due miei cari amici, nonchè percussionista di sfilata della banda di Caorle. Caduti dalla barca mentre andavano a pesca.

Sono legata alla città di mare per averci insegnato fino a due anni fa, e per suonare con la banda e con le mie ex allieve, per rivedere gli amici, per farci le cene di pesce insieme. E perchè è una cittadina così amena, tagliata fuori dalle grandi arterie di traffico, quasi isolata, eppure piena di mondo vacanziero. I ritmi delle stagioni turistiche, e la pesca per gli altri. Un mondo genuino, in cui tutti sanno di tutti. E la figlia del sindaco è stata mia allieva, la moglie mia amica, come il presidente del consiglio comunale, o il finanziere, o gli albergatori. Quell’aria di paesello intasato di volti sconosciuti d’estate, e colorato dai cittadini d’inverno.

Ho sempre amato e ammirato, come capita ad un "forèsto", quel clima d’altri tempi. E sono sempre stata lusingata di essere chiamata la maestra di musica , con rispetto e considerazione immeritati.

Questi due vecchi spegnersi così, tra le reti. 

 

Volevo scrivere queste due righe, anche se non ve ne potrà fregar di meno, comprendo.

troviamogli un nome

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E’ ormai nota la mia passione per gli elettroamici di casa e ufficio.
Dopo beatrice, l’odiata fotocopiatrice, matilde e berenice, rex e ivano, dopo l’ultimo arrivo di Martina, ora a voi il prossimo battesimo.

E’ arrivato lui.

Registrerà tutta la mia musica, d’ora in poi.
Ma prima di elogiarlo come si conviene, intanto che facciamo conoscenza, a voi l’onere di titolarlo.
La rima è gradita e necessaria, sappiatelo.

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E’ un groviglio allo stomaco. Parte al centro, sotto lo sterno, e preme. E i brividi, ti si infiamma il viso e si gela la schiena. Ti si ferma il battito del cuore, cerchi appigli invano mentre cadi in un pozzo di realtà.

E’ la gelosia, che ha un filo elettrico legato a tutto il resto. Alla mancanza, alla possessività, al redimere anche il peggior mentitore. Ti scardini le convinzioni, e daresti tutto per un istante, per riavere tutto per te.

Poi respiri a fondo. Decidi che è un insieme di casualità, il blues troppo lento, le parole che combinate insieme son troppo affilate, una solitudine che col tempo pesa esponenzialmente,  e che non bisogna, non bisogna cadere nelle trappole.

Ho smesso di sbattere i pugni sul tavolo, ho finito i discorsi e le analisi e i convincimenti. Ho perso la pazienza, l’ho ritrovata, l’ho sprecata. Mo’ sono a buon punto, e mi volto indietro. Perchè nulla come un caldo abbraccio della strada vecchia sa consolare chi si perde in quella nuova.

Però… avanti andare. Avanti. Prima o poi si arriverà pure ad una destinazione. Qualunque essa sia.

 

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….e comunque, mia dolce searchy , nemmeno a me volevan dare la scheda per il senato. ma convinti.

10 anni secchi in meno. madonna se son figa.

Flaallaricercadiqualcosadipositivoinquestelezionidimerda

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Sapermi innamorare.

Saresti cosa preziosa, da difendere e proteggere e coccolare. E tutt’attorno graviterebbe la mia vita.

E non sarei più una biglia impazzita tra le emozioni.
E non sarei più instabile per la solitudine.
E andrei a casa presto, che c’è chi mi aspetta.

E non mi truccherei più con le mie difese. Starei a fissare il niente leggera come nuvola.

Se solo sapermi innamorare.