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Non ho troppe pretese baby.

Mi basta che tu appaia nella folla annoiata che mi sta attorno. Che mi cingi la schiena col braccio, per un giro di walzer sopra un ponte affollato della mia Venezia. Che mi stendi con un bacio interrompendo un mio inutile discorso su scemenze. Che mi fai cucinare per te, e fai scarpetta col pane.

Tu invece, gioia, vuoi troppo.

Vuoi che non faccia la civetta con gli altri. Che ti cerchi se ho bisogno, per sentirti indispensabile, e invece io voglio far da sola. Vuoi che dipenda da te, per le decisioni di casa, lavoro, per il tempo libero, per il sesso.

Insieme, vogliamo solo amarci. E invece lottiamo, subdolamente, per sentirci legati, controllati, e sentire tutto vivo. Che a noi, gli amori normali, quotidiani, abitudinari, ci fanno una pippa.

Però…… Prima o poi, gioia, facciamo un botto. Te lo dico.

A teo.

A teo.

Non è che non parlo mai di politica.

Insomma, sono una comunale, di politica sprizza la mia pausa caffè quotidiana.

Ad esempio potrei pubblicare un post su ferrara. Oggi non ho comprato il libro di Capuozzo perchè c’era un commento di ferrara in copertina.

O potrei dir la mia sui vescovi che aborrano caos calmo. Perchè non fa luce sulla tenerezza tra i fidanzati. Nemmeno si guardano negli occhi, insomma. Mentre la sodomizza, non la guarda negli occhi. Kubrick aveva risolto il problema, mettendo gli attori davanti allo specchio (che da dietro, guardarla l’è problematico).

Ho deciso di far capire la mia. Facendovi vedere questa chicca, che non posso non divulgare ai miei cinque lettori.

Grazie a Silly per la dritta.

 

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Se c’è qualcosa che odio, è il messaggino "ora XXX è in linea, puoi richiamarlo" di Vodafone.

Perchè se non vuoi parlare con qualcuno, dopo avergli riattaccato sei volte, spegni il telefono. E dici, almeno avrò un po’ di pace. Poi riaccendi, e l’altro viene subito avvisato che può ricominciare a romperti i coglioni.

Fan culo.

come trovare la scusa migliore.. .01

come trovare la scusa migliore.. .01

Che sia per ricollegarci al precedente discorso sulle relazioni clandestine, che sia semplicemente per motivare un ritardo, o per convincere se stessi, prima del proprio interlocutore, del fatto che ci dispiace da morire, ma non possiamo esserci.

Modello placida signora, aggiornerò volentieri con vostri consigli.

Il ritardo

Il banale "sono bloccato in tangenziale" funziona sempre. Ma è convincente solo se avvisate con largo anticipo, giacchè è noto che la tangenziale (Mestre peggio di Milano, per dire) è sinonimo di coda. Il vostro interlocutore penserà "ma sto boia d’uomo non poteva partir prima, porc…".

Quindi: se intendete utilizzare tale scusa, fatelo con almeno mezzora-tre quarti d’ora d’anticipo. Infiorite tale scusa con richiesta di indicazioni di vie alternative, dimostrerete buona volontà, coinvolgendo la controparte nel vostro dramma automobilistico.

Per ritardi di un quarto d’ora, venti minuti, va bene l’incrocio con la pattuglia, il corteo funebre, il tamponamento davanti a voi o l’investimento della vecchina in bicicletta (ovviamente non dovrete essere voi l’investitore, sia chiaro). La chicca: avete trovato un cagnolino abbandonato e non ve la sentivate di lasciarlo li.

In ritardo si… ma con un cuore d’oro!

 

(continua)

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Sono allibita da quanto possa sfiancare portare una classe, a piedi, in gita. Mezzora andata, mezzora ritorno, in mezzo al traffico di Mestre, per portarli ad un corso di grafica-pittorica multimediale. La maestra del nano parte in cima alla fila, mentre io raduno il gregge dietro. Due passi, e tre di corsa, nel gelo mattiniero.

Al centro multimediale, gli viene spiegato cosa fare. Noto con sconcerto che pare solo un paio, su 24 bambini, abbiano compreso…gli altri fissano questa graziosa operatrice senza elaborare verbo.

Si distribuiscono per i computer, c’è un mac per ognuno, la loro tavoletta grafica, paint aperto. L’anima educatrice che risplende in me la fa finire che passo due ore tra i banchi, chiamata ora dall’uno ora dall’altra.

Dovevano fare uno sfondo, poi sfumarne i colori, di vago sentore impressionistico, e disegnare un paesaggio naturale, con animali e piante.

Il nano non è dotato (come mammà) di grandi capacità grafiche, ma se la cava benissimo. Ogni tanto si lamenta, è testardo nel voler far comunque a modo suo, ma riesce a seguire comunque il compito dato. Soprattutto, seduto, tranquillo, concentrato.

Passo quindi ad aiutare, con qualche piccolo consiglio, gli altri bimbi. E mi stupisco. Cancellano. Cancellano tutto il disegno di continuo. Non si informano su come cambiar colore, o pennellata, o dimensione del tratto, ma solo di come cancellare.
E continuamente, la stessa frase da tutti: "non sono capace".

Penso alle mie cantanti, che mi ripetono mille volte " non ce la faccio, non mi riesce, non sono capace". Ma loro sono grandi, loro possono sfiduciarsi, ma dei bambini che disegnano, che i bambini che dovrebbero sentirsi liberi e sicuri e felici disegnando, no, non possono dire così.

Eppure non sanno decidere i colori, che animale fare, che albero, che particolari. Provano, e cancellano. Continuamente.

Ad un certo punto, dopo aver combattuto con dolcezza la sfiducia di una bimba, riesce a finire un bel quadretto, e le dico "è bellissimo!". Si volta, mi fissa, come se nessuno le avesse mai detto nulla di simile, contenta come mai.

Torno a casa con le bambine intorno (ammetto, ho sempre un certo ascendente sulle femmine..) e penso che davvero, il mio nano non è preso davvero male, è abbondantemente nella media della classe. E certo, forse sarà più problematico perchè certi fatti lo hanno ferito e turbato, ma il suo disegno aveva colori pastello, e particolari, e tocchi di creatività, e se sbagliava…correggeva col colore, non cancellando.

Lascio i bambini davanti alla scuola, la maestra mi ringrazia e i bambini mi chiedono di restare (giammai!!). Una bimba mi dice che Marco, il turbolento bimbo dagli occhi azzurri, ha detto l’altra settimana che sono tanto tanto bella, e che Gabry se l’è presa un po’. La sua mamma non si tocca.

Le gambe mi fanno male, torno in ufficio. E credo che oggi, qualsiasi cosa ci sia scritta sulla pagella, non me ne fregherà nulla.

consigli utili per farsi/fare l’amante

consigli utili per farsi/fare l’amante

Lo scrivo con ironia, ma nemmeno tanto: farsi l’amante, o fare l’amante, è un mestiere che prima o poi capita a tutti. Ci si casca dentro senza esser preparati, mentre invece bisognerebbe esserlo.

Assieme ad un team di esperti, raccolgo qui utili consigli per chi dovesse affrontare questa stimolante situazione.

Intanto: l’amante è la posizione più comoda che vi possa capitare. Avrete un altro che l’aiuta a far la spesa e che la vede in bigodini e maschera al cetriolo, ovvero avrete un’altra che gli lava i calzini e le mutande.
Questa è una cosa fondamentale, credetemi.

Di qui definiamo, il contraente: il fedifrago. Il beneficiario: l’amante.

Il fedifrago è solitamente molto affettuoso, molto generoso, ma terribilmente possessivo e geloso. Quindi, come lei/lui racconterà una serie di balle colossali al coniuge (o al fidanzato ufficiale, che qui non si fa distinzioni), voi dovrete attrezzarvi per fare altrettanto. Di base il fedifrago (la fedifraga suona malissimo, quindi includiamo entrambe le categorie) è convinto che  l’amante stia lì ad aspettare un trillo del telefono per vederlo/la.
In realtà, a parte forse un primo periodo, si deve coniugare (ehm) la propria vita privata con tale relazione, quindi lavoro-amici-palestra-corsodirumba-intrallazziconl’insegnantedirumba.  Organizzandosi, si può fare, basta essere convincenti (vedi fase "come farla sempre franca").

Come disse Battisti "cerca di evitare i posti che frequento e che conosci anche tu". Che nascondersi in un portaombrelli se lei/lui incontra il collega-mammadeicompagnidiscuoladelfiglio-ziadicaltanisetta è sempre spiacevole. Nel caso, svanire con nonchalance e non fare domande (sono tristissimi quando provano qualche spiegazione…) è dote da imparare alla svelta.

Non usare fondotinta e rossetto, evitare i tagli lunghi (che i capelli, specie se biondi e lunghi, sono piuttosto complicati da motivare) o i profumi intensi. E non far regali, che l’altro/a non saprebbe come giustificare a casa. 

Dove consumare

I motel: i motel a ore non esistono più. Inutile cercare. Forse forse i motel d’autostrada.
O puntate la carta "caro ho un viaggio di lavoro-un concerto in uzbekistan-uno stage di rumba-la riunione delle pop-pon girl classe 89" e state fuori il weekend, o ripiegate sulla camporella. Che rimane romantica. Soprattutto con la nebbia invernale attorno.
Altrimenti, fatevi prestare la casa dagli amici. Non la negheranno, se prometterete di ricambiare. O li fate guardare (okay, opzione per i più disinibiti). O partecipare (opzione per i mooolto più disinibiti).

Fase "come farla sempre franca"

Non serve dirlo: sull’agenda il vostro contraente/beneficiario si chiamerà Giulia (e non Giulio). Banale, ma ci cascano sempre. Blocco del telefono e cancellazione istantanea di ogni sms ed elenco chiamate. Sempre. Perchè l’unica volta che non lo farete, sarete beccati.
Nel qual caso, negare, negare sempre, fissando gli occhi dell’altro/a con serenità. Respirate piano, e non agitatevi. Non inventate lì per lì una balla, non improvvisate se non siete dei professionisti, avete bisogno di pensarla bene, sarà fonte di mille recriminazioni altrimenti. Puntate sull’etica: "ma come puoi pensare….non ti fidi di me, vergognati….non posso credere che pensi io sia capace di…." e prendete tempo. La balla migliore è sempre la seconda che vi viene in mente.
Perchè il coniuge, fondamentalmente, implora che gli diate una motivazione abbastanza credibile, per non soffrire scoprendo palesemente il tradimento. Non crederà comunque, ma farà finta egregiamente senza rancore.
E ricordate di segnarvi le balle che raccontate. Il sospetto di un coniuge tradito ha una memorycard da seimilagigabite, per le vostre scuse.

Questo vale per entrambi. Perchè prima o poi negherete anche tra voi.

 

Si, di base è un gran casino. Si potrebbe rinunciare. Ma ci sono importanti punti da memorizzare:

– con l’amante si è sempre migliori. Splendidi, preparati, felici, pieni di idee e ormoni, che con l’amante si fan cose che non si chiedono al padre/madre dei propri figli.  Alla fine, ognuno torna a casa propria.

– dà adrenalina. Il bisogno ancestrale del peccato dà un gusto tutto diverso alla vita di ogni giorno.

– è confermato da mille studi: l’amante rende solido un matrimonio. Secondo me le andrebbe parte della pensione di reversibilità, per esser onesti.

Altro da aggiungere?…..

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Mik è un personaggio molto, molto strano. Organizza un giorno di prove, se è quello bon, altrimenti non si vuol rompere di chiamar tutti (ostia, è solo un trio…) per spostarle. Ogni tanto ti tratta malamente, con antipatia pura. Mi consola il fatto che, se suoniamo insieme, è perchè gli vado a genio. Ma in quanto a dimostrarlo, come dire, esprime più disappunto che entusiasmo.

Di base, gli lascio carta bianca. Lui decide i pezzi, io taccio e studio, anche se non conosco che tre pezzi del repertorio che propone. Di contro, le mie proposte che non conosce sono inattuabili per lui. Una collaborazione indirettamente proporzionale, insomma.

Suonare con lui mi mette l’ansia da prestazione. Sarà che lui mangia pane e jazz da quando è nato, con un rimorchio di cd in casa, mi parla di modi e scale che mi ricordano comunque, al primo colpo, i capitelli di storia dell’arte. Quando mi ha detto, ridendo, "basta che mi metto una maglietta a righe e sono uguale", ho riso di gusto anch’io. Ma finchè non ho ripescato una copertina di Pat Metheny non l’ho capita.

Oddio, anche guardandola non l’ho capita.

Comunque, il nostro jazz-fusion è divenuto, per forza di suoni, latin-fusion. Ogni tanto vedo Michele soffrire per una mia nota, a fine pezzo gli chiedo se ho fatto una mostruosità…. ho sempre la mania di cercare la nota più "storta", e rischio di cannarne sempre qualcuna con intenzione.

"no, beissimo, era una quarta sus su mi bemolle… col basso che scende, beissimo…."

Lo guardo spaventata, ignoro cosa voglia dire. Ma esplodo con un "aaaaah," come se sapessi di cosa diamine stia parlando.

Perchè, mi dico, dovrei saperlo. Dovrei. Mah.

Anche l’ordine dei pezzi da provare va pensato: deve scaldarsi. I pezzi suoi, che ha scritto lui, vanno solo quando è proprio in trip. Quelli romantici proprio in finale, quando si può liberare la mente e scialaqquare nelle melodie. Come in Infant Eyes, ma anche in Travel di Metheny, o Naima di Coltrane (okay, non c’entra molto, ma una concessione me la doveva dare..), o ancora il mio adorato Maiden Voyage.

E lì, il suo caratteraccio cede alla dolcezza.

Il ponte della Libertà è bloccato, stan tirando su il corpo del poveraccio inglese scomparso a San Valentino. Fugge a recuperare la morosa, io torno a casa, indosso il piumino sopra il mio orgoglio soddisfatto. Temo che venerdì sarà proprio un gran bel concerto. Temo.