– Va’ che quando fai così mi fai paura.
Giulia mi guarda, tra l’offeso e il bastonato. Stellina, lei ci crede nella sua teoria. Vuole convincermi, per poi convincere se stessa.
E’ insoddisfatta, assetata di cambiamenti, di scariche di elettrica adrenalina, come se non ne avesse mai abbastanza. E’ drogata, drogata di follie, di pensieri contorti, di teorie posticce, di obiettivi labili e malsani.
E non le manca nulla, penso sempre, ed invidio l’incedere spavaldo, le idee assurde, e la corazza che la difende dai giudizi altrui. Le corazze, già. Quelle belle facce distorte dietro cui difendersi, quell’impalcatura fitta fitta posta lì a porci nel modo in cui non ci piacerebbe essere, per rimbalzare le persone che non ci interessano.
Rimbalza, rimbalza Giulia. Talmente bene che non lo so nemmeno io com’è. La brava ragazza (ma esiste una vera brava ragazza?) che mi spaventa, nei pensieri, nelle supposizioni, Giulia potrebbe fare del male, Giulia potrebbe uccidere a mani nude, Giulia potrebbe piangere lacrime per amore, spingere una vecchietta sotto il treno, adottare un cane, dare in beneficenza il suo stipendio, e farsi un tiro di coca.
– …sbagliando tutto, è il metodo che va rivisto, ..ma mi ascolti?
Ha smesso di trombare. Ha detto letteralmente così. E’ seduta nella mia cucina, un thè dalla fragranza tanto esotica quanto improbabile, e la sua dichiarazione di indipendenza dal sesso. Sono basita.
Lei parla, e io fatico a starle dietro, come se stesse spiegandomi fisica quantistica per metafore. Mi ripete che vuole parlarci, vuole conoscerli, vuole ripulire il corpo da orgasmi inutili (inutili) per mettersi in gioco l’anima. L’anima, in gioco.
Gioca con la bustina di thè, immergendola ritmicamente, come fosse metafora di altri ritmici movimenti di immersione.
Non capisco, ma che vuoi fare? Smettere di scopare, come fosse una dieta, per cercare cosa, di prenderti una sbandata seria, per vedere se riesci ad innamorarti prima di andarci a letto?.. Mi domando, mi rispondo da sola. Con gli amici con cui parla, lei non scopa. Dice che poi non potrebbe più parlarci, che si rovina tutto, si crea il click del dominio, come se donandogli una notte li autorizzasse a considerarla di meno. Considerarla, rispettarla, o forse pretendere spazio (non c’è spazio, non c’è aria, apri le finestre) e attenzioni. Ti strozzi il collo portando una camicia sbagliata. Allora smetti di metter camicie e giri nuda, soffri il freddo ma provi a cambiare la tua immagine. Come ti vedranno gli altri, senza una qualsiasi camicia, senza il collo stretto, cercando l’aria.
– …insomma, mi mantengo vergine, una verginità interiore, come a ripulirsi.
Ci penso. Glielo dico.
– …per me è una stronzata.
Giulia si avvicina, il suo sguardo a dirmi che ho ragione, che è in fondo debole, che non può smettere di far casini perchè è quel goccio di vita dissoluta che può ancora permettersi.
Si avvicina, mi rapisce lo sguardo. Mi bacia.
Tiene il mio viso tra le mani, mi morde le labbra dolcemente, mi stordisce.
Io annego tra le sue labbra, non so privarmene, non voglio finisca quell’istante. Non voglio smettere di sentire le sue mani, e le sue labbra. Labbra. Labbra.
Prende la borsa, mi saluta con lo sguardo complice, come nulla fosse.
Io lì, confusa, a lasciarla andare, la mia meravigliosa, cattiva ragazza.