Trentanove
Domani compio 39 anni.
Me lo scrivo, che ogni tanto mi dimentico la cifra, e riconto gli anni, dal 73 in poi.
Certo, qualche settimana fa sentivo il peso di quasi quattro decadi sulla schiena, perché ti accorgi dell’età solo quando devi far delle foto, o partecipare ad un matrimonio, e l’ansia di dover dimostrare d’esser bella e fresca come una ventenne, idiozia che ci inseriscono sottopelle alla nascita, annebbia l’obiettività e l’amore di se’.
Eppure il mio volto non ha ancora i graffi del tempo, non ho ancora messo su dieci chili, ho ancora fiato per tener su due ore di concerto, e otto ore di lezioni di canto. Me la cavo piuttosto bene.
Ho un ego che mi fa ombra, e sotto quell’ego conservo affettuosamente le insicurezze. Le mie più care amiche hanno una dieci anni in meno, l’altra dieci in più di me. Il mio compagno ha numerose seste napoletane in più, e continua a ripetermi che non è affatto vero che mi sopporta. Mio figlio, nell’età in cui sbuffa ad ogni proferir di verbo, chiama la mamma venti volte al giorno e la vede ancora come un essere splendido e portatore dell’assoluta saggezza e cultura. Insomma, ho un sacco di cose belle.
Forse per quello non festeggio, domani. Mica è solo domani, che dovrei festeggiare.
Ho 39 anni. Figo, 39: il 3 e il quadrato di 3. Quest’anno farò grandi, grandi cose.