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il maestro di musica

il maestro di musica

Il mio Maestro in conservatorio era… grezzo. Non mi vengono altri appellativi.

Facevo lezione, il leggio al centro della stanza di quel bel palazzo veneziano, e lui a guardar fuori dalla finestra, le mani dietro la schiena, la bacchetta tra le dita, immerso in  ragionamenti suoi. Era un sindacalista, oltre che un mediocre flautista, e aveva sempre (non trovo nuovamente altri termini) i suoi cazzi a cui pensare.

Finivo il brano, o lo studio, e calava qualche minuto di silenzio. Usciva dal torpore e ripeteva i medesimi commenti “eh ragazza mia, però poteva venir meglio, queste imprecisioni…e vabbè, andiamo avanti”. Un cerchio a matita  sul numero dello studio successivo, e via andare. Non aveva seguito una nota. E io, su venti studi, ne saltavo dieci, e riportavo due volte gli stessi. A volte, a salti.

Eppure ero bravetta. Facevo i miei concerti, suonavo in orchestra, studiavo tutto il giorno. Lui insisteva perchè abbandonassi il liceo, che a un musicista “non serve”, per partito preso. Spesso assistevo a scenate assurde, spartiti che volavano in canale, leggii fuori dalla porta, grida e parolacce, se non bestemmie, e allievi in lacrime. Sapeva umiliare, sapeva gettarti addosso la sua mediocrità.

Quando poi ho deciso di cambiare conservatorio, se ne stupì, addirittura. Avrei mollato, inutile fare un conservatorio in questo modo, ma mio padre me lo impedì, sant’uomo.

Feci il compimento inferiore, senza che mi ascoltasse una sola volta il programma che portavo. E poi, mi trasferii per fare il diploma altrove. Dopo anni, i commenti sulla mia “fisicità”, non certo sulle mie doti musicali, riferitomi da altri insegnanti, mi fecero andare in bestia.

Non l’ho accoltellato. Ho semplicemente dimenticato. In quei 5 anni ho imparato, ho studiato, ho scoperto la musica, grazie anche al suo menefreghismo nei miei confronti. Ero incentivata dal migliorare, non obbligata da altri, ma dal mio orgoglio. Quindi, grazie anche a lui sono ciò che sono, suono ciò che suono.

I miei allievi sono quasi tutti sopra i 13 anni e quindi perseguibili penalmente, per mia fortuna… Però, se mi accoltellassero, io mi chiederei davvero, se non ho esagerato.

Me lo chiedo sempre, se è colpa mia. Ecco.