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La risposta ufficiosa della Siae: autocertificazione e via (in teoria)

La risposta ufficiosa della Siae: autocertificazione e via (in teoria)

Esce oggi un articolo sul Fatto Quotidiano che ripropone il discorso di Patamu dell’articolo di legge abrogato, e nuovamente dipanato dal buon AliprandiSta Siae che ci chiede il borderò per brani non registrati è “fuorilegge”?

Mi sono informata. Perché, come ci sono concessionari Siae da appendere per le orecchie al muro, ce ne sono anche di disponibili, chiari, appassionati nel loro lavoro e, senza far polemiche, con anzi molte idee per migliorare e gestire al meglio la macchina infernale della società autori ed editori. Ho chiesto.

Come definito da Aliprandi non è affatto chiaro (come per molti altri casi della legge italiana) se quell’articoletto che legittimava la Siae ad una sorta di controllo totale sia stato abolito o meno. Come invece è ben chiaro è che ci sia una “discrezionalità” (ancora più scandalosa, a mio parere) differente per sede territoriale. In sostanza, se suono qui basta che autocertifichi che non suonerò brani coperti da diritto d’autore, ma se suono lì il gestore del teatro mi dice che devo fare il borderò a prescindere, e ha già pure versato una pesante quota a copertura degli eventuali diritti.

Allora. La risposta chiara, precisa e circostanziata che ho avuto dalle mie fonti Siae è la seguente: non possono pretendere diritti se si dichiara che  sono brani non protetti dal diritto d’autore.
Ci si può giustamente aspettare un controllo Siae, che verificherà se i brani suonati durante il concerto sono effettivamente al di fuori del vasto repertorio che viene salvaguardato dalla società.

Caso 1: I brani del concerto sono vostri. Dovete presentare il programma (in carta semplice) ed un’autocertificazione in cui dichiarate che sono brani vostri, e in quanto autori NON SIAE (e relative consorelle estere) vi occupate voi della gestione dei vostri diritti. Quindi l‘autore stesso presenta l’autocertificazione.

Caso 2: I brani del concerto non sono vostri ma sono di autori non associati Siae/consorelle estere. Situazione diversa, più complicata, sarebbe utile avere l’autocertificazione dell’autore, o almeno un programma di sala, una locandina, un cd, da cui si desuma che i brani non sono coperti, così eviterete discussioni ulteriori.

Caso 3: I brani sono di autori deceduti da 70 anni (e quindi di pubblico dominio). In questo caso, locandina o programma di sala e autocertificazione, non possono chiedervi nulla.

Il discorso è: Siae non può chiedervi “caparre” per la presunzione che possiate dichiarare il falso.

Chiaro, un pezzo di carta da presentare è il modo migliore per evitare litigi e spiacevoli discussioni con gli ispettori Siae… e a quanto sembra questo è il modus operandum ufficiale indicato dalla Sede centrale.

Se è tutto così chiaro, perché non dirlo subito? Beh, è abbastanza ovvio. Non hanno alcun interesse a favorire altri se non i propri interessi, di sede territoriale in primis. Gli interessi degli autori sono un’altra cosa, sia chiaro. Ovvio che io, autrice Siae, vorrei che verificassero davvero se nei locali che dichiarano musiche non coperte magari suonano pezzi miei…. Ma sarebbe ben più logico che quando le suonano e le scrivono sui borderò correttamente, quei diritti arrivassero. E non è proprio così.

Non parliamo del fatto che, senza questa sorta di boicottaggio degli uffici territoriali per i concerti senza brani registrati in Siae (o corrispettivi esteri), si incentiverebbe tale repertorio, avremmo prevalentemente concerti di musica originale free-diritti oppure una classica definita ai 70 anni dalla morte dell’autore. Repertorio che non frutta una cippa alla società.

E qui mi viene la riflessione che in 25 anni di onorata carriera concertistica mi risulta di aver compilato sempre borderò anche se si trattava di una 24ore vivaldiana.

Insomma, che ci vuole a mettere un bel disclamer chiarificatore sulla home del sito ufficiale, caro ufficio di comunicazione Siae?….