Mio figlio è dislessico
Vorrei tu sapessi tutto, conoscessi questi nostri anni, comprendessi ciò che abbiamo vissuto. Per poi essere pronto, se questa avventura capitasse a te.
Vorrei farti vedere le lacrime di un bimbo che inspiegabilmente non imparava, che non sapeva memorizzare una tabellina ma poteva usare le parole come poesia.
Vorrei farti sentire la frustrazione di non riuscire ad aiutarlo, finendo la pazienza e la voce a suon di sgridate. E i dopocena sopra i libri, l’ortografia inesistente, il caos dei quaderni. E le pagelle, le maestre, le spiegazioni di com’è tuo figlio, come se non lo sapessi.
Non è poco intelligente, ma è distratto, disordinato, fa confusione. E non possiamo mica seguirli tutti, sa.
E intanto, tu vivi a fianco a questo bambino. Strepitoso, geniale, simpatico, educato ed obbediente, stimolante, ed estremamente creativo. Lo guardi, e ti chiedi cosa diamine gli impedisca di riuscire a scuola. E scacci i pensieri sul riuscire nella vita, perché non può non riuscire con tutte le doti che ha.
Ma ogni giorno la sua fiducia scende, la stima in se’ stesso crolla, e lo senti troppo spesso darsi dello stupido, dell’incapace.
Poi si aggiungono i compagni di classe, che lo canzonano sempre più ferocemente, convincendolo ancor più di quel ruolo, isolandolo dalla sua società scolastica.
E tu, madre, hai poco da fare: la sua vita è ora l’accettazione nel gruppo, non più l’amore di mamma. Riempi l’aria di prediche, discorsi, e continui a dirti… Cosa diamine c’è che non va. Sei così intelligente e maturo. Perché diamine non riesci a leggere velocemente, perché sbagli a caso le lettere, perché sei così distratto?
E ti disperi. Ti incolpi di non seguirlo abbastanza, o troppo. E chiedi aiuto, ma non sempre trovi le persone giuste, gli aiuti giusti. Anzi, di solito non li trovi proprio.
Così magari ti ritrovi a parlare, ancora, con una professoressa che ancora, e ancora, ti ripete le medesime cose, e non ce la fa, e magari deve maturare, è distratto, svogliato, magari ha problemi. Ne senti, ah si, di tutti i colori.
Ecco. Se ti capitasse, non smettere di cercare. Perché potresti trovare qualcuno che sa capire che hai un figlio straordinario, anche troppo: è dislessico.
Potresti imparare che non c’entra un cavolo coi problemi di pronuncia, magari tuo figlio ha una proprietà di linguaggio straordinaria, appunto, data dalle sue doti pazzesche, che vedono oltre le lettere, oltre l’astrattismo di regole di ortografia o la noia di numeri senza logica.
Un figlio impegnativo, ma stimolante, che vede il mondo in modo diverso, esploso nelle sue parti, un prisma di diversi toni attorno.
Ecco, quel giorno saprai che la scuola è ora obbligata a crescerlo secondo la sua splendida attitudine, e tutto sarà così logicamente semplice, tempo perso insistere con metodi inadatti, il modo giusto è così ovvio, semplice, sereno. Basta modificare il modo, la quantità, e la qualità sarà la stessa, i risultati saranno quelli richiesti.
Quel giorno dovrai rimettere i pezzi a posto, e cominciare a restituirgli il suo valore, la stima di se’, la considerazione degli altri. Dovrà cominciare ad amarsi come l’hai sempre amato tu.
Per me quel giorno è oggi. E il resto che voglio è che tu, e chiunque tu possa conoscere, sappiano tutto questo.
Perché non voglio che nessun altro bambino soffra, solo perché non ci si è ancora accorti che è, meravigliosamente, dislessico