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Tag: Lenzuola stropicciate

Inizio

Inizio

Destarsi a metà tra il sogno e il grido della sveglia, lasciata lì a distinguere la realtà dalla fuga, il quotidiano dal tradimento.
Sentire freddo, coprire il corpo nudo e stropicciato di sesso e di confusione alcoolica, e in fianco una pelle sconosciuta, ancora sporca di baci sconsiderati.
Si aggroviglia tra le lenzuola pensando se deve abbracciarlo, se può accostarsi, se le carezze sono ancora fresche da giustificare la vicinanza, la ricerca del contatto. Poi pensa che il freddo non è certo un buon motivo per avvicinare le distanze, per complicanze, legami, inizi.
Eppure lo stordimento rimbomba ancora nelle vene, i brividi convulsivi sono finiti solo un istante fa, o forse son minuti, o ore. Sul bordo, tra il destarsi al mondo reale, chi sei come ti chiami come stiamo adesso, oppure tornare a tacere, tirando lunga sul momento in cui ci si chiariscono le posizioni.
E mo’ si gira. E apre gli occhi, e magari è da mezzora sveglio, e ora la fissa gli occhi. E ci guarda dentro, come se non bastasse la tua nudità.
Ha un bel viso, non se lo ricordava, non l’aveva notato. Un viso liscio, limpido, trasparente, la barba incolta ma ordinata.
Anche lui la nota, è bella, anche coi capelli spettinati dal caos della fornicazione, il trucco scemato quasi a sparire, e lui a dirsi che le donne dovrebbero smettere di truccarsi, già, che poi sembrano tutte uguali.
Ah, le labbra, dunque son quelle, le labbra desiderate, e morse, e rincorse. Parte una carezza. E’ partita, niente, non la fermi, mannaggia. Una carezza tenera, a lisciarle i capelli. A lei viene da chiudere gli occhi, per godersela, ma resiste, che non si pensi che, che non si dia l’impressione di, insomma, grazie, non è che provo niente altro che eh, a meno che tu, ecco, ma no, ma insomma, quasi quasi diamoci del lei.

Vabbè, il sorriso ci sta. Prende fiato, riprende il controllo, e glielo chiede. Profonda. Seria. Professionale.

-… colazione?