Un uomo distinto.
Sta cantando. Cammina per la strada, e canta.
E’ un barbone, un disadattato, è un pazzo, un drogato
Le scarpe lucide, i pantaloni con la piega, un cappotto distinto e la sciarpa legata come di moda.
E’ un ubriaco, un folle, quello s’è fatto troppi bianchetti, poveraccio, che società infame
Cammina sorridendo, e canta. Anzi, canticchia, pure stonatuccio, senza vergogna. Canta, per la strada, ad alta voce, senza le parole.
Allora è una pubblicità, sarà uno che deve farsi vedere per qualcosa, o è una candid camera?…
Cammina in mezzo alla gente, la gente lo guarda, con sospetto, gli gira pure attorno. Lo fissa. Alcuni studenti, vestiti tutti uguali, lo vedono cantare, e scoppiano a ridere, prendendolo in giro sottovoce. Due signore fanno commenti di disprezzo, che metterebbero in imbarazzo chiunque.
Ma cosa fa? Canta? Per strada?
Ogni tanto fa una pausa, e poi ricomincia. Attraversa il viale, in mezzo al traffico, e canta. La voce soffocata dall’acustica secca, un po’ di fiatone e il tempo scandito dai passi.
Certo che c’è gente strana in giro
Lo incrocio. Sorrido. Inizio a cantare anch’io, seguendolo per la sua strada. Fosse un film, mano a mano che proseguiamo dovremmo acquisire nuovi coristi, fino a diventare un cordone musicale, come quelli che seguivano Forrest Gump.
In realtà. Arriviamo al semaforo, io prendo un’altra strada. Lui prosegue, cantando, verso la stazione, io volto nell’altra strada. Il mio berretto trendy in testa, il giubbetto di marca, i pantaloni dentro gli stivali di moda. Canto, un altro po’, ma a bassa voce, mi guardano tutti, ecco, …faccio finta che si son sbagliati e smetto subito.
I miei passi frettolosi, i miei pensieri, ed annego di nuovo nella folla.