Ciò che tu sei
Tacchi che suonano in una calle addormentata, bagnata un po’ dall’acqua alta. Sguazzo nei miei pensieri, anche a notte fonda, in apnea prolungata sotto il livello della coscienza. Rielaboro, organizzo, lavoro. In continuazione, le mie rotelle girano, trasportano, incasellano, e ancor più al ritmo dei miei passi, sempre questi tacchi, a svegliare la polvere della fondamenta, disturbandomi la laguna. Pure la laguna, adesso, dorme. E io invece ragiono, ragiono, ragiono….
Ho fatto tardi, mi ha aspettato sveglio. Scarico borsa e flauto sulla sedia, ancora nella gig dei miei discorsi, fino a fermarmi, rallentare. Che pace c’è qui. La musica, l’aria, le poche cose nel disordine di chi non abita troppo spesso. Che pace. La respiro, la godo.
E mi addormento nell’abbraccio, un sonno senza sogni, senza cose in sospeso da risolvere. Tutto qui.