fine giornata
Pioveva, pioveva sempre. Un saluto a tutti, ci vediamo la prossima, chiudi bene il cappotto, evita la pozzanghera, chiudi l’ombrello e chiuditi in macchina.
Poco prima, tutti spalla a spalla, e ora tutti nel microcosmo della propria casetta sulle ruote, a placare discorsi, ragionamenti, prese in giro. La radio che riempie quel vuoto di parole improvviso, abbassando l’adrenalina, e la reattività della vita sociale.
E una solitudine, un vuoto. Vorresti quasi prendere il telefono, chiamare qualcuno, occupare il tempo e prolungare il “sentirsi tra amici”. O raccontare, a qualcuno, questa giornata, i tuoi progetti, i tuoi impegni, i tuoi pensieri.
Ma anche no.
C’è una Romea lucida di pioggia, pochi camion lenti da sorpassare, il tergi che batte il tempo di musica lounge anni80. E la stanchezza che ti avvolge, ti rallenta i battiti, e il viaggio ti piace. Tu, il microcosmo dentro l’auto, i pensieri liberi che se ne volano in giro, e l’elenco delle cose fatte, sentite, che si mettono in fila, un elenco del lavoro compiuto oggi.
Le gambe forse mi facevan male da prima, ma solo ora si risvegliano, con tutte quelle ore in piedi, e le orecchie riposano, fan sparire i vari timbri di voce dei miei amici, colleghi, e mille musiche, come quel pattern lì che non mi tolgo dalla mente. Lo ripasso ancora, mi dico, è ora che rielaboro tutto, in fondo sto ancora “lavorando”…
Vorrei fare il giro più lungo, per tornare a casa. Riposarmi, e stare un altro po’ con me. Perchè voglio bene, provo affetto, e tenerezza, per me.
Rallento, e mi godo gli ultimi chilometri, le luci striate dalla pioggia, e anche questa giornata si archivia.