Come imparare a scrivere canzoni
C’è sta fissa che uno deve scrivere una canzone, una volta nella vita. Come se ziliardi di musica già scritta non fosse sufficiente, come se gli stessi ziliardi si fossero già studiati, smontati, riarrangiati, reinterpretati e ci fosse ancora qualcosa da scrivere che non sia già stato scritto.
Sarà che il fascino di dire al pubblico “questo è un mio brano, scritto nella mia stanza buia guardando la pioggia in un momento di profonda introspezione e domande sulla collocazione dell’io nella società moderna” è insanamente affascinante.
Per scrivere un brano, non si parte dal testo.
Sembra una banalità, ma è come pensare ad un matrimonio e scegliere l’abito prima del marito. (Che poi c’è anche gente che, ecco).
Facciamo una lista di cose da sapere, prima di scrivere un brano.
1. Suonare uno strumento. Armonico, possibilmente, tipo pianoforte o chitarra. Non serve arrivare a Chopin, basta avere le basi per capire come diamine si scrive un brano. O meglio, cosa scrivere in modo che mentre voi enunciate il vostro testo con una casuale melodia, tutti l’artri non suonino altrettanto a casaccio accompagnandovi.
2. Imparare quattro acche di armonia. L’armonia è la grammatica della musica, se odiate chi sbaglia gli apostrofi, siate buoni, imparate che una dominante ha la settima minore, che non tutti i brani sono fatti sul giro di do o sui four chords, e che si possono usare altri accordi invece che riproporre la stessa minestra modulando la tonalità quando si son finite le idee (…)
3. Imparate a trascrivere. Prendete un brano, magari iniziate da una ballad, e trascrivete. Prima il basso, poi gli accordi, poi la melodia. Controllate la struttura, com’è formata la strofa, poi il ritornello, poi l’interlude. Analizzate la melodia, se parte in levare, se cade con l’accompagnamento, che note fa rispetto all’accordo che sta sotto. Cercate di capire il segreto di quel brano, il tipo di arrangiamento particolarmente figo, un riff di chitarra funkettone, la batteria choc. Scoprirete che c’è dell’altro oltre alla bella topa che canta il brano con la scollatura di fuori. Sebbene anche questa sia fondamentale, spessissimo.
4. Trovatevi un buon Maestro di Musica, possibilmente moderna, e ricominciate sotto la sua supervisione, tutta sta menata dal punto 1. Nel contempo, fatevi lasciare dalla morosa, andate in viaggio in India, fate bambini, insomma, cercate di avere qualche emozione che possa indurvi a scrivere qualcosa.
5. Provate a scrivere una canzone. Giurate a voi stessi che non la farete sentire a nessuno, state imparando, quindi risparmiate amici, fidanzata (che tanto vi ha già mollato) e soprattutto I SOCIAL NETWORK dei vostri insani primi passi da cantautori. Provate ad inventarvi tutto insieme, testo e musica. Mettetevi al piano, o alla chitarra, e cercate un giro di accordi interessante, e provate a cantarci sopra una melodia, delle parole. Scrivete mano a mano il tutto, volendo registrate (ma poi sbobinare le 6 ore di impeto artistico saranno deliranti). Suggerisco di partire dal ritornello, vero fulcro del brano, invece che iniziare con i tipici 20 minuti di introduttivi con il mantra di un arpeggio minore mentre voi ci ululate sopra, che non portano da nessuna parte (ad eccezione, inserendoci i grilli, che alle musiche d’atmosfera dei centro benessere).
Quindi: ritornello. Bello, figo! Poi, strofa, almeno due. Poi un interlude (alias parte che c’entra un piffero col resto ma dà respiro al pezzo, e slancio per il finalone con ritornello figo declamato ai posteri). Intro, coda. Fatta.
Visto? Non ho detto niente del testo. Non ho detto se serve la rima. Non ho detto se dovete parlar d’amore o di cotoletta alla milanese. Non ho detto se è meglio in inglese o in italiano o in burundese.
Perchè, e questo ve lo dico alla fine, ma sarebbe bello lo capiste dall’inizio, una bella canzone ha le note belle, anche se decantate la lista della spesa. Altrimenti, è solo l’ennesima noiosissima opera onanistica con la quale impesterete You Tube ed affini.
La prossima puntata vi spiegherò come diventare intonati.
No vabbè. Parleremo della cotoletta alla milanese.