Dovremmo invece parlare del suicidio.
Sì, parlarne. Affrontarlo, sminuirne l’importanza, superarne l’aurea di tragedia e rivalsa, e denuncia.
Capita, capita a tutti di pensarci, per assurdo, o realmente. Mi lascia la morosa, perdo il lavoro, sono malato, sono vittima di soprusi, ricatti, bullismo, o semplicemente la mia vita è una merda: mi ammazzo. Peccato che nella maggioranza dei casi non è una cosa mia, mi ammazzo e ciccia, per “sparire” e basta…
“Mi uccido così la mia ex si sentirà in colpa tutta la vita”. “Il mio capo poi, sai che vergogna per l’azienda?”. “Brutti bastardi, mi ammazzo così sarete contenti, vi linceranno sui giornali e sui social, mi ammazzo e vi rovino la vita”.
Ma dài. Mòna. La vita la rovini a te e a chi ti vuol bene. E soprattutto “Ci vuole coraggio per ammazzarsi” è un’idiozia. Ci vuole coraggio per restare.
Vuoi sparire? Puoi farlo. Nulla come lavorare, entrare ed uscire in ufficio, far la spesa, tornare a casa ogni giorno nel traffico, ci rende trasparenti al mondo. Se poi dentro stiamo male, è fantastico come il mondo riesca ad ignorarci completamente.
Ecco, stare male. Dovrebbero insegnarlo a scuola: stare male è necessario. E a volte si va a fondo, manca l’aria, si ha dentro solo la rabbia e l’impotenza di cambiar le cose, l’incapacità di rassegnarsi per poter andar oltre.
Il peggio è la mattina, quando realizzi quel qualcosa che ti dilania. Ti svegli neutro, ma ecco che arriva a trafiggerti quella realtà che ti strozza da giorni, o da mesi. Piglia all’altezza dello stomaco, e rantoli.
Poi passa la giornata e hai momenti anche stabili, ma poi arriva come una ventata, ti pugnala mille volte il ricordo della realtà in cui sei, ti manca il fiato. Vorresti solo che smettesse di fare così male. Ad ogni costo.
Ma ammazzarti non è una soluzione. Non c’è nessun motivo valido per ammazzarsi. E tanto meno è figo ammazzarsi, o minacciare di ammazzarsi, o pensarlo proprio. Se sei in grado di pianificare il tuo suicidio, allora sei ben in grado di sopportare la sofferenza ed attendere di poterla superare e risolvere.
Di questo dobbiamo parlare: il suicidio è ridicolo. Ridicolo.
Ti uccidi? Hai perso. Non hai vinto niente, non hai vendicato nulla, non hai risolto nulla. Sei anche un egoista, perché uccidendoti fai del male a chi ti ama.
Stai male? Questo è un alto discorso. Il dolore, per qualsiasi motivo al mondo, è sacro, mai mi permetterei di deriderti.
Non ho una formula per aiutarti. Se avessero messo in rete un mio video con un amante, ci credo, sarei incazzata, offesa, non so come reggerei. Se mi bullizzassero a scuola, o nel lavoro, forse vorrei gesti plateali per vendicarmi, per invertire l’ordine vittima-carnefice. Se il mio uomo non mi amasse più, se morisse qualcuno di importante, se mi ammalassi di qualcosa di davvero grave, penso che scivolerei in un tunnel terribile. E soffrirei da morire, ma non da morirne.
Ammettiamo il dolore. Concepiamo la sofferenza. Succede, è necessaria, ci massacra e ci cambia, bisogna attraversarla, subirla, lasciarla ferirci, straziarci, umiliarci davanti a tutti.
Le soluzioni a volte ci sono, a volte no, bisogna solo attendere che passi.. e spesso ci mette più tempo di quello che siamo disposti ad attendere.
In quello siamo coraggiosi, nell’attendere.
Viva la sofferenza. Perché quando se ne va, siamo persone nuove. Ma uccidersi, uccidersi non risolve niente.